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poeti maledetti

Del balcone la cosa più bella è il precipizio

il mondo ha una sua febbrile inconsistenza
che penetra nelle ossa
 
Io guardo affacciata, china
aspetto messaggi da nord est
 
Sotto, i rumori del lavoro, della gente
loro che passano chiusi
 
nell'autismo del primo mattino

E’ difficile se pure possibile arrivare

 
C’è un limite nelle isole che esubera da un tesoro
di convogli, come pure, in ciò che credo cuore,
la vita trascorre sfiancata, recessa,
quasi abbandonata al corallo aggressivo
della permanenza. Quindi, permanere è una doglia,

Ne ascoltavi la voce

 
Tu amavi,  Marlene tradiva
Cosa c’era da aspettarsi?
Che ne sapevi tu
che in fondo alla sfera di cristallo
Le sue gambe,
il seno perfetto scucito nell’ombra

In nessun nome

 
È per sentirti viva\o,
madre \ dio che ti fai vento
 
e nel planare dei gabbiani
trascini mani su vetri.
 
Sia vita\caos allora l’agitarsi
del pontile a  croce
 

Grida

Grida, urlami in faccia tutta la tua anima
gridami del tuo dolore
incolpami  della tua morte
 
Grida del tuo disprezzo

Sulle ali della follia

Sulle ali della follia
procedevo per voli pindarici
annusavo dolci fiori avvelenati
in un alone soporifero,
e mi allontanavo dalla realtà …
e mi spegnevo per sempre.
 

Visione totale

 
 
Comprensione nella comprensione.
La sapienza coltivata con la ragione, con la follia e i sensi stravolti.

Negli ampi spazi

 
Ci sono pieghe a tuo nome
sui govoni. Si appuntano
le rotule del vento mentre poggia
il tramonto sul guanto da lavoro.
 
Avvampa l'arancia e muore
viola, intorno spazio terso
così che vuota sembri l’aria

Sol-IO , la bocca mangiata da un urlo

 
Chi la vorrà quella carne ora che il sangue partorisce pipistrelli
 e la luna pianta arsenico nell'orto del ratto -senza testa-?
 
- Vedi come zampilla l’aorta,
si contorce Orfeo nel canto muto del collo.
 

Non perderti tra i vetri, nell'argento

Ci sono grida da qualche parte,
biglie sfuggite alla clessidra rotta
vagano per il soffitto
giunge intatta la fragilità delle pareti
come un sussulto di morte

 

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