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Poesia

Memorandum

Il pezzo contorto di lamiere,
il tronco mezzo tagliato dal giardiniere,
la terracotta al calor bianco della fucina,
il ramo di rosmarino nella cucina -
vanno lasciati dove sono.
 
L'avambraccio forato dall'ago,
la donna segata in due dal mago,
l'ustione nella fiamma di benzina,
il passeggero nell'aereo che s'inclina -
vanno pensati senza un suono.
 
A intervenirci sul mondo lo si peggiora.
A menzionarlo il dolore ci si addolora.
 
[02092009]

La crisi di mezz'età

Sull'onda del deliquio
arrivo al bagnasciuga.
Sin qui, tutta la vita
come una tartaruga
ad arrancare in salita
e ora finalmente i due deliri esilaranti
della cima e della china che l'ha seguita.
Ma io me ne vado in dirigibile come niente!
La zavorra gliela mollo in testa agli astanti!
Mi faccio una dozzina di amanti!
Me ne frego di dire grazie scusi prego,
e niente salvagente:
tanto lo so che non annego.
La boa del ritorno la punzecchio e la colo a picco.
Vi dico "piatto ricco mi ci ficco''.
Io tra la libertà e la licenza
oggi, a differenza di prima
scelgo entrambe di conseguenza.
E mi sbarazzo
dell'imbarazzo.

oh mio pin

diventiamo microscopici ,nei ,
catturati da un battito di ciglia,
al di qua di quelle palpebre
nel niente di fatto ,nel nulla.
nel complesso specchio usurato
ma di miracolo fornito.
Qua irideo filma e trattiene in sé
ogni dettaglio.adesso so
perché ogni qualvolta poso
lumi,ogni posto é casa.
sta dentro la stanza 
dei libri illustrati,
in ogni nostra pagina 
la risposta,la vista.
attento, sei dietro una lacrima
spostati,
lei ha urgenza
di raggiungere la vita.
pensa mio caro che dolore
e gran disgrazia sarebbe
se non potessimo sfogare
questo interno mare, in gocce
 
sull'esterno prato ,su di una viola mammola. 

Briciole d'amore.

no, aspetta
non buttare quelle briciole
abbiamo  pasteggiato
del nostro amore
bevendo calici di fiele
mangiando orride parole
distruggendo ogni sapore
 
no, aspetta
non buttare quelle briciole
metà mi appartengono
me ne ciberò allora
quando la tramontana
porterà l’inverno
nel mio cuore
 

Se la follia è un getto di melma della laguna

Se la follia
ci sporca gli occhi
se lo fa Ezra
io non so a chi credere
io non lo so.
Hai un straccio nero
sugli occhi
ed Eliot ha paura
delle tue livide
occluse meditazioni
e poi Confucio
non vale quanto una donna
la notte in laguna.
Ma Eliot dice che sei un poeta
un grande poeta Ezra
non io
io che bevo birra irlandese
io che non ho demoni
dentro il cuscino Ezra
io
non ho capito il senso
di questo novecento
che ci hanno cucito addosso.

Diamante pazzo

Brilla insicuro
                   diamante                  
nella nebbia,
illumina
l'assorta radura
incurante
di averti accanto
.
Brilla eccentrico
                      diamante
splendi
nel baratro dell'incoscienza
anche se nessuno si accorgerà
di te
.
Brilla giovane
                   diamante
sul mare di vite,
anche se non sai nuotare
non annegherai
.
Brilla onirico
                   diamante
regna incontrastato
su questo campo
di girasoli morti,
dona loro
un cuore
.
Brilla minuscolo
                diamante
Splendi su di me,
                      diamante pazzo
 
 
Caterina Manfrini
*Sulle note di Shine on you crazy diamond, Pink Floyd

Riguardati

                                            A Marina M.
 
Riguardati - dico io
perché solo quella parola era rimasta
tra i milioni di parole scambiate
E contemplando la piega normanna del tuo collo
mi chiedo
dove si inabissi quella ruga
e quando mai sia comparsa
e se anche io ne abbia una così
Perché siamo cresciute insieme
e ne abbiamo viste tante - come si dice
così tante che adesso
abbiamo gli occhi consumati dalla notte fonda
E come sempre ad ogni incontro
mentre tu parli ed io ti ascolto
mi ricordo l'odore dolce della salsa
nella tua casa bambina
che balzava prepotente alle narici
e il guizzo nero dei tuoi occhi e le risate
quando scappavamo insieme a giocare in strada
E il dolore forte del distacco
quando partisti senza dire niente
per un dove lontano e sconosciuto
E il ritrovarsi poi
divise dagli anni ma unite da un'eco profonda
Come un rifugio
-quasi una certezza.
 
 

Starry Starry Night

Ho stagionato a fetenti folate
di lotte di classe
sul cinquino e sul calesse
modernizzazioni
dive pornografiche
morti di utopia
stili corinzi
estenuazioni da tardo impero
depressioni maggiori
ed estati alla van gogh
 
ci ho provato più volte
come marilyn e sylvia plath
 
ho sputato su ogni piatto
spezzando carotidi
a madri ossessive
che ti uccidono di fuoco amico
 
ho resistito a stalingrado
ho attaccato a danang
sono affogato in un letamaio
nei pressi di sarajevo
mi godo il bagaglino
di un'equivoca apocalisse maya
sborona kitsch e sanremese
sorseggiando all'harry's bar
con rottami d'oro
e le carcasse degli dei di jung
 
e me ripijo a' bbrocca
con occhi che conoscono
the darkness in my soul.

Caramelle dagli sconosciuti

Alla saggezza del divieto
che suggerisce di non accettare
caramelle dagli sconosciuti,
si fa buon viso, a cattivo gioco
contraccando, dando credito e spago
a priori al nuovo conoscente,
indipendentemente
dall'esito. Difficile sbagliarsi, rimanendo
nel vago. Al massimo, ci si copre
di ridicolo, che è sempre meglio che riempirsi
di botte. Basta non ingozzarsi, come uno
è pur sempre tentato di fare con le
tuttifrutti: amarena, pompelmo, limone,
cedro, mora, lampone,
arancia, mandarino, fragola, melone
e ribes, ognuna un lago di sapore
nel mesencefalo ventrale.
E a proposito di piacere cerebrale,
lo zucchero e l'acido citrico sono
una combinazione di successo, elementare:
forse l'unica eccezione allo sfacelo tremendo
che è l'industria alimentare.
 
Allora d'accordo, tutti i gusti sono gusti:
gli uomini grassi non feriscono, quelli robusti
ci inteneriscono, e via discorrendo, ma
è l'uomo magro che ad abbracciarlo
sporge nei punti giusti.
 
[04102009]

Ti ho mai raccontato...

abbiamo parlato a lungo io e te, ieri sera
l’aria era fredda ma preannunciava primavera
seduto lì sul molo, la voce un sospiro
raccontavo di me prendendomi un po’ in giro
 
ti ho detto di quando, senza colpo ferire
ho visto tutto il lavoro di una vita scomparire
i gesti, le abitudini i sogni mai repressi
finire appallottolati come carta dentro i cessi
 
case, guadagni, successi sul lavoro
andarsene beffandosi del mio nuovo disdoro
l’amore quello no, quello l’ho ancora accanto
è rimasto nonostante affogasse nel pianto
 
forse ho meritato davvero la lezione
sbagliavo e non provavo alcuna emozione
così, mio caro amico stasera ti racconto
di come prima o poi ti si presenta il conto
 
se tutti i tuoi averi hai speso senza freno
del gusto della vita perderai l’ultimo treno
ora perdona se ti annoio con la filosofia
rimani accanto a me ti prego, non andar via
 
ho rivolto la preghiera ormai tardi, inutilmente
ha sciolto le sue ali, volando pigramente
il gabbiano che alla sera mi tiene compagnia
e ascolta sorridendo ogni mia piccola bugia
 

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