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Poesia

marinaria



prenderei il tempo 
gli toglierei il velo,
negli occhi tuoi limpidi 
rivedrei a specchio
uno sguardo amico ,
perché le montagne
possono dettar legge 
all'orizzonte
ma al cuore no
 

Dipinto incompiuto

cento telai ho rotto
e cento tele lacerato
mille tubi di colore
ho già schiacciato
pennelli e spatole buttato
e questo imbiaccato
teso immacolato
rimanda il mio sguardo
perso impallidito.
tirato l'orizzonte alla metà
di getto spando lo sfondo
azzurro sfumato in celestino ma
erutta, su dall'anima tocco dopo tocco
pervinca viola blu scuro profondo
e allora le montagne vengon nere
i ruscelli scorrono di lava
gli alberi scheletri da altrove
e nulla di vivo mi viene da pittare.
Allora un taglio al centro
uno spacco da allargare
porta a un mondo altro che non so pigliare
se vita è quella che vivo ed ho vissuto
di lì potrà passare.
 
 

Pareva una stagione

Pareva una stagione, questa tua, di blu
parentesi
adottata con la vita
che cammini scevra/ feste d’imperio
al rosa astaride
 
 La fragile inquietudine rovesciata a fronte/ per guardarsi gli occhi
senza paraventi, e piovvero
 
ancore di sera

Amaro calice...

 
Dalla caraffa dei ricordi
verso linfa nel calice d'ebbrezza,
assaporando l'estasi d'un attimo...
Pillole di effimera dolcezza
carezzano sogni d'amara follia.
Ammiccano a screziate ombre
palpiti di gioia e,
sciolte le rime al vento,
un fioco amore canto
alle eteree lusinghe...

Il mio arcobaleno

Di tutti i colori che dipingono il mondo
non c'è nessuno che si adatti a te.
Tu sei uno e tutti,
sei l'arcobaleno che trasforma
la goccia di pioggia
in un sfavillante gioiello.
Tu sei del rosso la passione,
del viola la forza,
la profondità dell'azzurro,
rosa è la tenerezza,
si veste di giallo l'allegria
mentre verde è la fermezza,
tutta bianca quella punta di dolce ingenuità.
Ci sono tanti altri colori
che di elencare proprio non voglio,
il nero poi, così cupo
lo butto via perché non fa per te.

Renga

 
leggerissime
ali rapiscono dai
fiori sbocciati
 
colori già pensati
dal calore del sole
 __________
 
quando le nubi
mostreranno l'anima
ti copriranno
 
il cielo fioco sarà
custode di pensieri
 
 
 

Pascolare memoria

 
come un fremere tremare
fine sommesso di froge
il suo richiamo
che sempre attendevo
lontano appena un tanto
tutto preso dall'annusar
farfalle lucertole o filugelli
e scrollare il capo e la groppa
quattro bizze in salti scomposti
per sembrar ribelle
un rapido scatto e raggiungerla
alle mammelle.
 
 

I colori delle vocali

In una sua poesia Rimbaud assegna un colore diverso a ogni  vocale. Secondo il poeta, il senso delle vocali si può riassumere così: A, nero; E, bianco; I, rosso; U, verde; O,azzurro. Eg li usa poi questa tabella con paralleli basati sull'esperienza sensoriale. A tale proposito, Ernst Junger nel suo saggio L'elogio delle vocali  fa questa considerazione: "Poiché Rimbaud possiede uno sguardo che sa spingersi anche al di là della pura sfera artistica abbiamo qui un sintomo della profonda diversità fra le lingue. In ogni caso, ci sentiamo piuttosto inclini ad associare la A e la O al rosso e al giallo, colori di luce, mentre la I e la U sono più vicini ai colori della terra". E ancora: "Nella sua Filosofia della composizione Poe definisce la O la più sonora delle vocali. La A è l'aquila, la O è il falco dell'universo sonoro". "Noi usiamo per la O un ideogramma che riproduce la forma dell'occhio". Secondo Junger, infine, la A significa verticalità e ampiezza, la O altezza e profondità, la E il vuoto e il sublime, la I la vita e la putrefazione, la U la generazione e la morte. Nella A invochiamo la potenza, nella O la luce, nella E l'intelletto, nella I la carne e nella U la terra materna, i sepolcri, l'età remota di Saturno.Concludiamo  con la bella frase di Jacob Grimm, secondocui "alle vocali nel loro insieme va attribuito un carattere femminile, alle consonanti un carattere maschile".

Femmine di notte

Corre la notte al buio
con le sue gambe snelle.
Corron le ore di notte
fra slalom di stelle.
Guarda la luna silenziosa
le sue sorelle.
Son tutte donne sole
di notte son tutte belle.
Mi tengo compagnia
insieme a quelle.
 
 
 

D'aspre gemme

Giallo di foglie cadute
ottobre ha tutto il colore
da stingersi intorno.
Nel folto di un sentiero
aperto da un raggio
pungente e caldo di luna.
 
Occhi rossi di braci
appena dietro il cervello,
e sulla cima del ventre
odoroso di calicantus
pulsa il cuore verde
d'un prato alcova.
 
Lungo le gambe nude
al tepore del fuoco
è sciolta ebbrezza
che ti piovo linfa dentro
questo caleidoscopio vivo
d’aspre gemme amate.
 

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