Poesia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Poesia

Che amore è

 
spesso son come petali le tue dita
al viso che mi metto
per rubarti carezze che non merito
e se trascuro il gesto degno
di conquistarmi quell'affetto
s'armano d'artigli aguzzi tutto a un tratto
subdolamente mi colpisci forte
come serpe letale celata in un cassetto.
 

Ballo con la mia ombra

Ballo con la mia ombra:
proprio lei che non mi lascerà mai,
che mi seguirà per sempre,
che saprà essermi fedele;
si distenderà con me,
si nasconderà nella luce,
per non morire ancora,
per rinascere nuova,
con un raggio di sole.
E adesso ti bacio,
mentre sul piatto gira,
un vecchio lento,
di antiche emozioni.
Mia cara ombra,
ed io che non ti avevo mai amata,
ora so che ci sei;
eppure non parli,
non lo farai mai,
ma saprai essermi fedele,
amarmi per quel che sono,
e non maledirai d’avermi conosciuto,
e seguito per una vita intera.
Eri bambina e giocavi col sole,
mentre già mi nascondevo nel buio,
oh mia cara ombra,
ti chiamerò col mio nome,
avrai i miei occhi,
due mani ed un viso;
il perché lo sai:
non merito d’essere luce,
sarò io a seguirti..
da oggi,
per sempre.
 
Alessandro Lisbon
 
 
(pubblico questa poesia di Alessandro Lisbon,  poeta giovanissimo che non c'è più, perchè sia ricordato)
 

Lettera a mio figlio ... un angelo

Fra incubi e dormiveglia
dopo l’alba ti ho sognato questa notte.
Donna di una certa età passeggiavo
spingendo una carrozzina,
sorridevo, e ogni spesso, guardandoti
ti accarezzavo, riempiendomi di te.
Camminavo tranquilla e serena.
Sentivo sguardi di donne e bambini,
leggeri mormorii quando qualcuno
si chinava per guardarti
e non ti vedeva.
Non mi sentivo strana.
Soltanto una mamma
con il suo bambino.
“E’ strana poverina
non c’è nessuno nella carrozzina”.
“Non sono strana, mio figlio
mi è stato portato via.
Ora sono mamma di un angelo”.
E continuavo a passeggiare
con il mio angelo.
Sono ancora una mamma.
Mi sento ancora una mamma.
La mamma di un angelo.
Ti voglio bene angelo mio

Parlami

Parlami.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
 
Ma tu parlami.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
 
Parlami.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
 

La triste sconosciuta.

un vento tiepido mi ha strusciato
oggi la pelle
dal gusto marino al fior di tamerici
oppure era ginestre gialle
rigogliose e tante
quelle che attraversava per toccarmi
forse non lo saprò mai
quel biondo crine che
lo stesso vento lieve carezzava
ad un convegno pareva camminare
quelle unghie curate lucide scarlatte
coprono artigli in egida contratti
avrà un drago del cuore
o uno che l'attende negli anfratti.
c'era un vuoto intenso profondo
in quelle finestre verdi allungate
le ciglia facevano velario ad ogni istante
come il sipario di velluto quando
alla fine dell'ultima scena viene tirato
dietro il recitante.

Spettri

E’ il tempo sospeso
quello che il silenzio indossa
tonaca di una vita in punta di piedi.
Occhio di giglio la Luna
veste le pietre eterne
di versi luminescenti.
Questa notte le onde
Infiora di sguardi.
Le lampada rosse
brillano ancora tremanti
nel delirio degli spettri
disegnati sul velo delle acque…

Limerick (eroticus senilis)

quando alta s'è alzata là, su quei tacchi
le cosce lascian libere, gli spacchi
senza tema di smentita
riaccende ognor la pipa
e financo dimentico gli acciacchi.

I come Iato

 Tra chi parla e chi ascolta
c'è lo iato dell'aria che vibra.
 
 
Solo il gesto annulla la distanza
- la mano che carezza
la bocca che bacia.
 
 
Tutto il resto è illusione,
specchio, rappresentazione.
Riflesso di riflesso.
 
 
 

Limerick (orticolo)

 
 
oggi friggo in pastella fior di zucca
e nati grazie al concio della mucca
mi sporcai è ver la giacca
solo un po' porca vacca
vedi ora quell' odore m' imbacucca.

Che cercavi

Quando su questo schermo
apparve un nome senza suono
potei leggere da quest'occhio esterno
un urlo farsi vivo da lontano.
 
Cercavi un’altra terra
e un conio che non fosse argilla:
che cercavi?
 
Non potrei dire di quel tono:
il grido era un grillo elettrico e saltava
ogni accento.
 
Cercavi un’attenzione ancora.
Forse lo iato nell’udienza:
che cercavi?
 
Quando lo schermo illuminò il tuo nome
capii da solo
che con un clic
si aprono le vele
 
e il vento è in mano, ancòra di parola
e parolammo.  

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 7500 visitatori collegati.