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Poesia

L'amore

 
è quel frutto maturo
semplice chiaro come un avviso
che piano lo mordi
con le labbra appena
e il succo, dalla bocca
dolce come un pianto
va a impiastricciare
le pieghe d'un sorriso.
appena sfiori
con lo sguardo il viso
sentir quello dell'altro
raggiungerti preciso.
ricordi complici di tempi
pazienti nell'attesa
gioia per minimi gesti
e casomai giusta non fosse
non fu mai pesa.
è mosto che ti inebria
reca pensieri vivaci e sensuali
ti vellica la psiche e zone neurali
lento così tu, la giacca appendi
ella lenta si sfila un guanto
quando l'avesse e intanto
coi visi tra le mani
i corpi lievi accanto
caldi d'un tepor che certamente sanno
lisci come velluto, ancora danno
languida dolce gaiezza
non è vero bisogno
semplicemente incanto.

Anno Domini 1181

Dieci anni che il mio filo si fa seta di lana
al colore del muschio verde
nell’attesa guardo ogni istante che passa
oltre il monte e nel profondo di queste valli.
San Giorgio dal pendio dove il verde è più verde che mai
suona una campana lontano.
Tutto si scalda soltanto a sognare che tu
sia lì dove sei pensando a noi.
 
Dieci anni un ricordo che mai si opaca al tuo sorriso.
Ogni anno rinasce ogni volta
nella speranza estrema d’averti con noi.
Capovolgo e ancora di nuovo capovolgo
le ore di sabbia che lenta scende
tra il vetro stretto del canale.
Lune, pollini, soli e foglie di maestrale
a soffiare sulle ventane sfaldando profumi lontani.
 
Verdi primavere sempre stese ai fiori
soffiano i colori della preziosa pietra d'Assiria e Babilonia.
E dalle mille stelle a infiniti orizzonti
perduti chissà dove
la tua voce da Oriente è un sussurro notturno solo per me.
In mille e mille sere rimaste buie
come perse notti fredde
profondamente vissute le ho accanto a te che mai ci sei.

Di lei.

Lei mi ha aperto e mi ha uccisa
lei mi ha strappato a me stessa come una poesia
e io la vedo che mi sorride anche se è lontana.
Lei mi ha baciato le lacrime e le cicatrici
e non so come dimostrarle il mio amore
mi accompagna dappertutto e mi lascio guidare
sono una bimba che ha paura a sfiorarle la mano
e la guardo da sotto i ricci arrossendo e sorridendo.
Lei certe volte è triste e io non so che fare
il cuore mi diventa roccia e punge
vorrei tanto abbracciarla e raccontarle di lettere morbide
è grazia sensuale e ruvida scogliera.
Lei è il vento e il mare
è la livida tempesta che piange confetti porpora
[è il violino che ti rovescia il cuore]
la mia nube che avvolge e che dolce mi accarezza la pelle
mi dice guarda osserva senti e mi zittisce col dito sulle labbra.

L'Ombra non vuole pensieri

Abbiamo un sangue da mostrare
un sesso fluido e mai turgido
che pure ingravida e feconda
e non si sa quale piacere provi
 
a dare vita a congerie di parole
in quest’idea di labbra amare.
 
Ci mosse da quel nettare di fango.
 
Ci mosse uomini osservanti simmetrie,
le stelle superiori, i conci affranti.
 
Le misure esatte di questa valle, la sazietà
delle risposte.
 
Ma ogni cuore ha una certa tensione.
Il suo volume minimo pesa la paura
dalle vene del futuro.

Alessia alla sorgente

Acqua azzurra a dissetarle gli occhi,
Alessia nel sembiante vede solo
quel liquido lucore e trasale in forma
di ragazza, in natura vegetale campita,
tra querce, salici e magnolie.
Viene nel tempo della storia dei baci
dati a Giovanni nel 1984
mistica comunione di salive e 
il cielo si fa immenso nello sguardo
e tutto accade, l'amore con Giobanni,
la tenda aperta sulle cose
del campeggio immaginario nella radura
del tempo fino al tempio o al
giardino segreto trascritto nel diario.

ago puntura


l'energia nascosta
ha trovato il suo gomito
e scalpita,
assurdamente
si sforza,
ristagna
poi un colore
dal violetto al lilla richiama
una mano
oltremodo ferma
da l'inizio ad una danza
ok contenta
è giunta l'ora ,ballo da sola.
è predisposta l'arena
il rullio in un olfatto
comprimo singhiozzo
e accetto. 

Cose Così [d'aria immobile]

Dilaniato
ridotto in farina di vetro
spalmato sul ventre
raccolto a baci e inumidito
 
ripreso, urlato e rifiorito
 

Amore

 

apro sinossi alla parola amore
la stanza della mente che si schiude
ai miei ricordi di fanciullo ed oltre

or quando nascondendomi a sorella
mi rifugiai tra le vesti madri
e poi ancora giovinetto ingenuo

o quasi allievo dell'adulta era
incominciai a respirare il germe
a confermare il senno dell'amore

gli occhi si fermavano ad un tempo
distratti dall'azione di quell'ora
solo un pensiero incalzava ingegno

e sguardo s'incrociava con il suo
col cuore che pulsava  a mille all'ora
mentre nel collo s'ingroppava il fiato

che da sinapsi discendeva in voce
l'amore offre altre soluzioni
all'invitante tema temporale

il bene non ha tempo età neppure
non solo intreccia il fiato degli amanti
anche l'amor di mamma verso infanti

 

Copyright © Lorenzo 28.5.10

Muta è la notte

Muta è la notte.
Ma è rimasto lo sguardo
falciato.
Ascolta.
E’ un piccolo tintinnio d’acque,
creste di Luna sul fiume.
Loro si, 
portano carezze,
foglioline nate e cadute
nel buio del bosco.
S’adagiano sul muschio di sponda,
saranno sorrisi d’aurora
a cui aprirò la mano
che ora è pugno nel mio cuore 

Il fiume delle perle

Ascolto.
 
E uno scorrere lento
D’acqua bianca.
Leviga sassi
Soffici come
Batuffoli di sogni.
Tra colline e dossi
D’impalpabili veli
Si snoda.
 
Lo vedo.
 
Lontano e pallido
In questa inafferrabile aurora.
E per un attimo m’immergo
E purifico la vita
In quel che chiamo
Il fiume delle perle…

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