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Poesia

La dolce morte

Indro
mi manchi
manchi alle gole che stringono silenzi
che gridavano attraverso la tua voce.
Gole strozzate

Amalfi

vicoli come budelli
bianco calce. ficus verdi quasi neri
un limone
uno
uno solo sul balcone pieno
di gialli frutti

Gocce di Te...

Gocce di Te
imperlano la mia essenza
nel profumo di un fiore
la gioia del sentirti parte di me
mentre nuvole si diradano
aspettando l’alba

Amica mia

Cara amica mia
Mi ricordo quando
Andavamo a scuola,
Quando insieme scherzavamo

La gatta

Svegliandomi alla finestra
Vedo accanto una tenera gattina
Ora mi ricordo! L'avevo trovata,
In una casa abbandonata.

Il paese dove vivo

 
Son tutte di bianco incappucciate
le colline che tirano il segno in fondo
come donzelle per quella funzione

Amami

Les Fleurs du Mal

[Io sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti in aureo stile
in cui danza il languore del sole].

Io sono poca cosa, come ramo a cercare luce (e tu, se vuoi, sussurrami piano il mio nome)

Io sono poca cosa. Come un ramo
proteso a ricercare luce
[memoria d’acqua tra foglie e pioggia]
con rapidi sorrisi e smentite parole
appoggiate a grovigli di spine.

Velato rammarico

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