blog di Stefania Stravato

Tra stelle ubriache e lune discinte,

bagni di miele

la mia danza,

di trecce sciolte e seni nudi

 

e trema,

scarlatta

del suo sangue,

la gorgonia

 

alla marea calda

Quando d'oscuro 

mi smarrisce l'azzurro

ad un folto d'ombre

e al dolore

s'arrovesciano

vinti

i voli arditi dell'iridi

oltre il varco dei cieli

 

è in quella curva

 

Quando

vieni da lontano

e t'inginocchi

a riva della mia sete

come il senso dell'onda che nella furia

s'arrende 

alla tenebra del volerti

cielo del mio cielo

 

Si allungavano ombre macchiate di luna, sugli argini della notte e lei

lasciò i suoi passi in quella macchia di asfodeli dormienti.

Poi, arrese la pelle all'armonia di stelle smarrite nell'ellisse del silenzio 

e nella curva che le disegnava la bocca a cuore, scivolò un soffio

Senti.

Qui

mi manchi,

nel suono

di questo scivolare lento

di luce

che di muto pianto

mi carezza

gli occhi,

come quando 

quella sera

intinta di coralli,

Come del tuono

il fragore

alla sua folgore

alla vena ardita

la vertigine di vivo sangue

Tra le labbra e la sete

tienimi,

fiorirò rugiada

dove ardi di me

 

e chiamami,

tra le mani e la notte,

quando è un velo di tenue chiarore

la penombra che si posa

sulle danze del cuore

Nuda, emerse dai labirinti dei sensi e restò immobile nel suo sudore di mandorle amare, macchiato d'erba tagliata.