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blog di Stefania Stravato

Allora come ora

 
breve, e strisciava il sole;
di quella luce, già
d'ombra, quasi 
tra me e te 
che mi uccidevi e
morivi, nel 
taglio di una porta:
 
poi, fummo solo 

Come foglie, d'acqua

in questo ovunque, si va
io e te, scivolando l'ombra dei fianchi
sui flutti, di aria dispersa
come foglie, d'acqua
accese, di cristalli, e fiamme a scaglie
in faccia al neroblu
che si svolge, a fiato di spini e cenere

Stasera

abbiamo vissuto
il dentro e il fuori

D'improvviso

D'improvviso, vado
e sono cielo
di tempesta, su me 
su noi, sui cigli fioriti.
Vado, e strappo

Fu quello il tempo

 
Le sue mani la cercarono, furia distesa nell'ombra di un sogno che troppe stelle cadute avevano macchiato.

Dicono di noi

Sì, è qui, adesso che io e te siamo l'attimo di assoluta perfezione, questo sgorgare di liquido diamante che scende piano e ci fa cuore pulsante della sua luce.

Verranno, i giorni del vento

Verranno, i giorni del vento
ad incontrarci i passi, spersi 
come conchiglie, nude
a riva
 

Troppo perfette per essere vere

 
 
comete, di passaggio 
le penso ora, quelle mosse della sera:
come soffiavano, di alterigia e
si aprivano a ruota, di pavone
colando, schizzi 
di blu-smeraldo, in polvere 
lungo spigoli

Il richiamo del bianco

come posso, ti respiro
e con le braccia
e tutta la forza, dei fianchi
tengo, le tue vite
quando vai, e

Ti terrò il cuore

riverbera nell'eco, il colore
della notte e
accende, ma lento
il tremare delle ciglia
 

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