AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

blog di Manuela Verbasi

Cose Così [di gelso]

Ha le ali impolverate di gelso, la tua farfalla rosa, e gli occhi verde lago incastonati nell'argilla. Vive per nutrirsi delle tue parole, s'abbevera alla fonte incollandosi. Nei valzer di vento e pioggia, piroetta fradicia e orgogliosa, impettita guarda avanti, e avanti ci sei tu, con i mazzi di rose negli occhi e il profumo che sai. Sei tu, ossigeno ed acqua, il sale, il sapore dei giorni decorosi. Togli il respiro e lo ridai, ondeggiando negli azzurri e fra le pieghe.
 
                                                                                               Manuela
 
 

Cose Così [di Sara]

Sono i cavalli della giostra a lucidare il legno scolorito, consumato sulla sella. Un cielo chewing-gum, e noi dentro i vuoti nelle nostre maschere, sotto un tendone blu di stelle e pianeti, distanti, mai rassegnati all'ultimo spettacolo. Com'è che ridiamo per finta, e ci cola il salato degli occhi sul collo? Che fine hanno fatto i patti stretti in petto, puntellati di violette? In una primavera che ha il terrore di un addio, lo stesso freddo nella spina dorsale. Raccogliamo le forze nei soprabiti leggeri e coloriamo le unghie di ogni smalto che c'è da inventare. Lasciati i nasi finti sulle tavole, una soffiata di lucciole ci prenda in pieno e ci scuota, appena prima che s'accenda il sorriso nuovo. Ancora vita, e voglia di giocare.
 
 
A Sara, ispirata alla sua poesia di oggi
Manuela

Cose Così [alle scosse e ai fulmini del tuo tuonarmi]

Scendo precipitosa una scala di marmo, sciolti i sandali, il freddo sulla pianta del piede. M'intingo del blu delle pareti, sciolgo i fiocchi ai pacchetti sulle nicchie nel muro. Sa di primavera ed è già estate, quest'arietta tiepida che muove le gonne, scondinzola sulle caviglie scoperte, porta a passeggio il quotidiano ai marciapiedi. Leggi tutto »

Viaggiatori 5

Mi assassina il secondo giorno muto, spengo le ore, vado a tentoni bendata, non vedo i colori, non sento. Ho pensieri verde scuro, così come le foglie delle fragole abbandonate sul piattino. Spero in un pensiero fruttato che rimbocchi le mie federe di dolcezze. E mi concentro sui sorrisi degli altri.
                 Reagire.                            
Non morire.   
 
 
 
                          
Amare.
 
 
 
 
All'infinito.
 
 
 
Disegno giardini e creo accordi rossorosarosso, gomma pane sulle malinconie, sui lividi invisibili da fuori.
Le tue mani sono calde, le ho sul viso e sui fianchi. Le ho e tanto basta.
 
Cos'ha il tuo cuore ch'esplode in scintille, ed ognuna mi arriva e m'accende? Cos'hai tu che rallenti di sorrisi, quest'ansia soffocante?

Rilanci di parole del tardo pomeriggio, il vocio, il cinguettare, il corteggiamento.

Cotoni le nuvole,
                             fammele vedere coi tuoi occhi.
Ponile appena sotto i nostri passi.
                             Dimmele.

Le stesse parole, galleggiano su tutte le altre, fanno il giro ed atterrano impavide. Te le devo dire. Te le voglio dire.

Amore mio, mio unico

Amore.

Manuela

 
 
opera di Schiele

Cose Così [dalle caviglie alle ginocchia]

Qualcosa in effetti, potremmo fare, tra i ventagli d'anima delle spighe gialle, piegate al caldo della stagione aranciata, dove andranno le libellule, andremo noi a tenerci le mani sul viso e nelle mani.
 

Cose Così [in un pensiero]

Così t'invento,
ti rivedo a stringerci nelle spalle dentro le ore, e inizio a respirare allegra, a farmi strada muovendo avanti le mani, a togliere le nebbie che m'impediscono di vederti ancor lontano.

[renga]

Incendia i sensi
sapore tra le pieghe
profuma il viso

Io voglio la tua bocca
e i tuoi pensieri, tutti

Pioggia d’incenso
ora affonda la lingua
vorace e oscena

In ginocchio adorante
sei vento sulla brace

Manuela
[érotique-renga]

Cose Così [il sogno]

Nell'età in cui ripiego gli aquiloni, salto da una foglia di ninfea all'altra e provo ad arrivarti.
E' un lago fermo quello dei miei giorni, scacco verde rame, tra canne di palude.
Un tango figurato, senza musica dunque, il ballo a sera.

Boccheggio nel sogno in cui tu non sei ed io sono come ti sento. Non leggo il senso, di tre locali chiusi, di queste mie lacrime facili, fragili.

Soffia alla campagna ondata, vento e spettina. Scarnisce il vetro nell'occhio, il male dentro a satollarsi.

Ho la tua voce a farsi sciarpa bianca, strada in discesa al centro della schiena.

[con te sembra di stare sopra un'altalena,
ma forse va bene così]

Manuela

 

Viaggiatori 4

Io l'ho visto il suo cuore, un momento in cui gli ho attraversato lo sguardo, in uno dei suoi momenti da piangere, quando qualche pensiero l'ha disarmato, spogliato, nudo senza difese alla malinconia.
Lui si riveste subito, ché un Uomo non può essere tenero, i lupi se lo mangiano, ho pensato che era un bambino, le ginocchia sbucciate nascoste nei pantaloni, tanta voglia di giocarsi la vita. Ho visto il suo cuore quando me l'ha aperto del tutto, ed ho potuto avvolgermi d'amore, il mio più grande amore. Ho visto il suo cuore nel momento esatto in cui l'ho sentito perduto, disabituato alla dolcezza, arrendersi poco a poco, poggiare alla parete le lance e portarmi fiori alle labbra, con le sue. Parole indispensabili, silenzi. E' come se l'avessi sempre amato, sempre saputo, ogni suo gesto, ogni desiderio, interpretato io. Lui ha visto il mio cuore, lo tiene con entrambe le mani, per non farlo cadere. Ché il mio cuore è un macigno e pesa di amarezze stratificate. Lui legge, il mio cuore senza fiato, poggiandoci le dita lo fa tremare d'amore incontenibile.
 
 
 
 
 

Viaggiatori 3

Ecco il vuoto, mi si para innanzi, non lo so evitare. C'è roccia liscia e poco verde, manca la presa, precipiterò.
L'ansia
toglie la lucidità, in questi momenti servirebbe.
 
S'inerpica lo sconforto come uno stomaco in gola, su o giù di lì.
 
[Liane
cercai dove appendere figure plastiche,
tutta un'esistenza
di bambole e di alberi di Natale
accesi].
 
Inutilità di me.
 
Confusione
di gente di corsa sui treni in ritardo.
 
Rumore
di voce metallica, sopra un paio di coperte a terra.
 
Negli angoli
della mia esistenza c'è troppo spazio.
 
Cammino
senza guardare dove.
 
Al freddo
distesa.
 
Solitudine
fammi compagnia in questo strazio chiamato vita.
 
Non vedo nessuno,
nemmeno chi si sposta dall'odore di mani tremanti.
 
Attesa,
in uno spicchio di stazione quasi casa,
il posto
per morire in pace.
 
 
 
 
Stazione FS di Venezia Mestre, febbraio 2010, clochard, donna, età apparente: oltre 80 anni. Fra l'indifferenza di centinaia di persone. Io  osservo, sono parte dell'indifferenza. Posso darle 10 euro. Niente più che un gesto piccolo. Mi sento a disagio per l'elemosina e perché sono parte di una società che permette questo. Troppo abituata al dolore,  troppo concentrata sulla mia gioia, tempo mezz'ora e dimenticherò. Perdo il mio treno.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 9692 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • luccardin
  • Rinaldo Ambrosia