blog di Bruno Amore

 

C'era già un segno fondo sulla rena

quando mi sono fermato alla battigia

d'una barca varata e andata al largo

 

Ho un solco in fronte, occhi incavati spenti

grigio il crine, smunte guance, onesto l'aspetto

labbri sbiaditi amari, di sorrisi lenti

 

E passo oltre, immenso

ora, ho un amore terreno.

 

 

 

Esigui gli sprazzi di cielo

se il pozzo è profondo.

 

 

Stringo sogni nei pugni

che l'immenso opprime.

 

 

 

Stanno molti di quelli con la pelle scura

le spalle deboli appese ai muri scalcinati

in posti scuri abbandonati spersi dove

 

 

Come punte d'alabarda

fitte dritte nel cervello

lucide aguzze e fiere stanno

son del tutto il piedistallo.

uno che ha tanta classe e sa poetare

chissà perché gli piace far cacare

facendo il colto stolto

ognora il capovolto

 

Eclettico il vate assiso ai Parioli

quello che spara versi calibrati

conservati stretti nei buglioli

 La nave, la sala da pranzo, sembrava un sogno. Il posto a tavola, certo, non l'avevo scelto e non era il massimo, pazienza. Frugai convulsamente nella borsetta, dov'è, dov'è, il carnet degli assegni? un'ansia continua e non riesco a staccarmene. Mi rassicuro.