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blog di Bruno Amore

Il miraggio.

ah! poter essere il vascello
che naviga il mare del tuo corpo
le tue cosce fende con la prua
e il rostro penetra la conchiglia
che vogliosa l'accoglie.
e l'ansimare farsi brezza soave
'sì d'accapponarsi la pelle
in brividi sensuali lunghi
e il movimento un cullarsi
nel piacere che morde e liscia
ogni parte di te e di me.
ma, forse, il piacere è un miraggio.
 
 

Alieni

- Aita! Aita! Aita! - Sibilava con tono stridulo lo speaker, mentre schiacciava il pulsante che diffondeva un suono lacerante all’interno dei vari scompartimenti del veicolo. Corsero tutti in sala comando e davanti al monitor e videro la sagoma inconfondibile dello scafandro di un loro Combat, erano in attesa del rientro di uno scout, avanzare faticosamente, dirigendo verso il lato del portello di accesso per rientrare. Il più elevato in grado, C15.98, l’aveva esplicitamente inciso sul pettorale metallico, strillò: -Alla camera di pressurizzazione e attivare la decontaminazione.- Rapidamente, con un risucchio, l’aria fu sottratta dalla hall di ingresso del velivolo e il portellone si aprì. Seguirono momenti concitati, il nuovo venuto non pareva a suo agio nel salire nel carro, girava il capo da una parte all’altra quasi a cercare cosa fare. I Combat seguivano sul monitor del circuito chiuso tutti i suoi movimenti. Lo videro , una volta dentro, scagliarsi con violenza inaudita, contro un pannello comando dai pulsanti di molti colori, colpire all’impazzata distruttivamente, mentre il panico si stava impadronendo di loro. Sentirono aprirsi tutte le porte di accesso tra i vari locali e annichilendo, senza accennare neppure ad una minima reazione, si cercavano un riparo tra le attrezzature e le suppellettili, mentre si avvicinava l'energumeno che dalla apparizione sullo schermo, ora gli era di fronte. Di statura non superiore alla loro, brandendo un'arma da taglio enorme, si avventò sul più prossimo, lo afferrò e con un colpo solo, lo squarciò. Con la pelle che cangiava colore in continuazione, le pinne dorsali erette inutilmente minacciose, tra strilli, soffi, sibili, gli aggrediti correvano si urtavano, cadevano e si rialzavano, copiosamente mingendo e defecando incontinenti, caddero tutti sotto i colpi dell’alieno.

La felicità.

s'infila sotto i panni nella carne
come le radici nella terra
il verme della solitudine
e va a toccare il caldo
della parete dell'urna
custode del sentimento
quello vero quello che spesso
non esprimi - per pudore
timidezza o timore
d'incomprensione.
lì s'arrocca con pietre grosse
alle mura e abbassati i ponti
dagli spalti guarda l'assedio
della realtà che l'opprime
delle schiere di sogni che
attendono di poter volare
conquistare la felicità
che chiara d' albe lievi
o infuocata di rossi tramonti
all'orizzonte resta.
 

Lontano da me.

il più lontano che so
ha occhi obliqui oppure
pelle scura e palmi chiari
e vorrei fosse più lontano
ancora, più la del sorgere
o del tramontare del sole.
le suole s'incollano all'asfalto
le caviglie s'impigliano nei lacci
e non districo neppure i pensieri
dall'idea fissa che ho doveri
così tanti da non volermi bene
da non respirare ammodo.
eppure vorrei andare via
portar solo i sogni e la voglia
di volare, dove non importa ma
lontano da qui da me.
 

Piove

Nascono vapore
miliardi di gocce
si aggregano si urtano
ingrossano si separano
da acquerugiola ad acquata
precipitano a terra
a farsi effimeri birilli
su un tappeto liquido
 
tticttictticttricttrictitictatactoc
toktoktaktak...
 
ogni grano di pioggia
cade da un lontano diverso
con una proprio massa
un peso
colpiscono
questo quello e l'altro
naturale o manufatto
come martelletti
d'un pianoforte celeste
producendo suoni tali e tanti
 
pof taf ten tin ten toc tup top tip
doing boing...
 
consueti o ignoti
per orecchi sempre nuovi
a carpire l'assoluta armonia.

Se ascolti le sirene

ti da quel sottile piacere che
procura scappare quando
ti vogliono acchiappare
nasconderti in anfratti
quando lentamente s'avvicina
quello che silente ti cerca e
senti farsi lento, lungo il respiro
quasi un soffio, poi liberatorio
esplodere quando decidi di svelarti
correre a far tana, liberare tutti
avrai la gioia che squassa il petto
e sfinito conquisti la postazione
inseguire quello che non hai
sempre più veloce meno l'avvicini
desiderare appena di sfiorarlo
insicuro raggiungerlo
immaginare di possederlo tutto
non avendolo mai davvero
tra le mani calde dal desiderio
sentire un brivido seppur mai una volta
l'hai avuto, l'hai conquistato
volerci provare sempre
continuamente, ancora e ancora
e quando ti cadesse in braccio
carezzarlo dolcemente come faresti
con una lieve farfalla o gracile fiore
cullarlo e seguire gli occhi che
sanno cercare un orizzonte nuovo.

Letto

ti scivolo dentro, adesso
accoglimi che è stata dura
ho visto fatto detto aspettato
corso dentro e fuori dai pensieri
sciolto e allacciato stretto laccioli
per farmi al meglio e condurla
qui con me nel tuo abbraccio
di seta fine di colori tenui
non è bastata la passione
la forza né la poesia
poi è andata via e
solo allora adesso
sarai tutto mio
consolami.

Via dal recinto.

Da sempre desideravo, voluto, un chilometro di mondo tutto mio, per spargermi e disperdermi, invadere, tutta la meraviglia là fuori. Fantasticare attorno a qualsivoglia stimolo ti sfiori, t’impatti, ti sussurri o gridi. Colori, rumori, motti che fanno sempre sorridere gli adulti, che si dilungano poi a commentare sulla tua intelligenza, arguzia o scempiaggine manifestata appena, senza sospettare un minimo per vedere, casomai, fosse esibizione infantile, o frutto di una tattica per attirare la loro attenzione. E avvertivo che potevo accedere a qualcosa di più, soltanto se profittavo dell’infanzia, alle quale, era palese, con la famosa locuzione: se non fossi così giovane…, veniva concesso moltissimo. Perché poi cresci, in casa dove regole  familiari, convenzioni, necessità sono stampate  e le porte si chiudono ogni volta che hai voglia di andare. Nella scuola, in un’aula, dalle porte guardate, aperte e subito chiuse dietro di te, quasi potessi fuggire, chissà dove poi, se tutti erano, sono, d'accordo bonariamente o meno, di riportarti a casa. Allora, una volta dentro, cercavo alla finestra, dalla finestra il mio veicolo preferito, la fantasia, su cui volare via lontano. Viaggiavo lunghi minuti via da lì : ..lavavo il ponte della nave dell’Olonese (bellissimo nome) che mi consegnava un daga al merito;…… rientravo, rincorso dai gendarmi, nella Corte dei Miracoli, mostravo la bellissima collana rubata, ero compensato con una moneta d’argento dal lenone… e, infine, quasi sempre finire, inopinatamente, costretto tra muro e lavagna. Grida e scappellotti al ritorno a casa, la solita predica sul senso di responsabilità, sulla fortuna di poter andare a scuola, anziché già al lavoro come tanti coetanei.

Ferite

questa verticale sull'occhio
che interrompe il ciglio
è la mia preferita, una medaglia
guadagnata in una zuffa
con la testata che mi sono preso
ho portato il cerotto giorni sani
e giorni e giorni ho raccontato
l'impresa, la bravata.
queste, qui nel cuore, richiuse
ormai appassite come fiori recisi
non fan più male
le carezzo ogni tanto col pensiero
le liscio col sorriso dolce mesto
mi dico è passata, ormai son desto.
questa ch'è infissa qui nell'anima
che vorrebbe saper d'amore ma
soltanto di vita cruda esala
che nulla placa e se un poco sopisce
perché altre s'aprono poi richiudendosi
questa che ognora scordo e ognora penso
alle volte si rimargina appena ma
con nonnulla risanguina.
 

Al mercato

Brulicare in andirivieni
senza senso direzionale
in un brusio sommesso
e struscìo di suole a migliaia
interrotto qua e là da voce
professionale amicale e
ruffiana intorno a minime cose
"signo' so' rosse come sangue
l'arance / come miele i mandarini"
accanto a "5 paia di calzini a 5 euro"
in continuazione
nel caotico muoversi tra banchi
dai colori accesi naturali e tinti
urti intoppi e subito impersonali
"permesso - scusi - fa niente - prego
oh! chi si vede - come stai - e la mamma?"
passare e ripassare come a cercare
non trovare e continuare a guardare
e camminare
sbattere pestare urtare inciampare
poco o niente comperare
non importa - serve a non pensare.
 
 

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