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blog di Bruno Amore

Almeno ...

Almeno domatore di pulci
per passar da questo mondo
non con mani abili indolenti
nelle tasche solo a nasconderle.
O star a bocca aperta e tacita
come finestra spenta su
labbra pendule sporgenti
a balcone per sgocciolare
solo pioggia e risciacqui.
Fare passi anche corti
o saltelli di passero
uno dietro l'altro fino
a che lasci un'orma
anche appena percettibile
solo per l'anima tua finitima
della consapevolezza di
essere, esserci stato, almeno.

Il "pullover".

Nei vinchi intrecciati
si srotolano si intrecciano
fili multicolori lanosi
dai gomitoli di avanzi e
s'inerpicano dondolando
anche il gatto eccitando.
Su per gonne lunghe scure
convogliati da un mignolo
sollevato appena a incanalarsi
lenti nel ticchettio di due
lucidi ferri aguzzi e lunghi
che li raccolgono maglia
dietro maglia per ore e giorni.
Prendono forma e dimensione
in rinato povero coloratissimo
e s' incigna fiero il dì di festa
alle undici nella collegiata
tra i sorrisi di chi sa da sempre
chi impara e ricorderà chi
e come precorse "missoni".
 

Asia è la mia stella.

Sarà perché ero triste
molto sperduto lì presente
forse più fragile di sempre
come quelli che girano attorno
alla propria esistenza
senza farci niente.
e nasci così morbida fresca
dolcissima dagli occhi persi
di quelli che ha chi si fida
e guardano più là
della punta delle dita.
ridenti curiosi sempre
fu per me subito amore
caldo forte imprudente per chi
sa di affetti quasi niente.
sentisti il mio bisogno
come un elfo eri il buongiorno
la tua manina lieve fu d'acciaio
fuori mi portò da quella vita mesta
fissata ormai all'arcolaio.

Night and day (Cole Porter)

ho pensato a te
vita meravigliosa
rosata d'albe e sere
amandone i tanti voli
che promettevi fantastici
spandendomi nei tuoi venti
che profumavano di universo
sempre con gli occhi pieni di luce
aspettavo che passasse quel tale
angelo o demone fascinoso
che seppur d'angoli bui
mi chiamasse dolce
e l'aspetto ancora
anche un flash
solamente
e poi...
Hallo Gabriel!

Mestizia.

quando metto la bocca nel bicchiere
e mi aggiro come mosca cocchiera
per le stanze di casa cercando peli
sbatto gli occhi sulla credenza
dove tengo le foto della sofferenza
mi rido addosso perché pensai fosse
delle stelle quella luce a catinelle
sulla vita appena spalmata sulla pelle.
la troppa luce abbaglia oppure scotta
presi a ritagliarla e ne feci celle
per utilizzarla a morsi a listarelle
serbando quella grande al centro ma
mala tempora currunt s'è spenta
ed io sono restato dentro.

Quello che non dissi.

non la vedo più / ormai da tanto
quanto non vedo più i tempi verdi
restano ricordi blandi nebulosi
di pensieri diventati tutti belli
e non mi vengono vere quelle pene
momenti bagnati tra le ciglia
battiti frenetici nel petto
difficile diventava respirare
ho perso quasi tutto per la via
di questo vivere meramente
mi resta il rimpianto
ti tenere pervicace a mente
le parole che non ebbero bocca.

Platonicismo

mi sei venuta in sogno
stupendamente nuda
addormentata indifesa
ed io seduto accanto
rimirarti tutta
libero da timidi pudori
godermi la vista
accarezzarti con lo sguardo
dappertutto
ogni angolo di te rubare
al mio piacere
e molcere il pensiero
di possederti.

Cogliere il fiore (acrostico)

Cogliere il tuo fiore
Odorarne gli effluvi
Giocar coi petali tra la
Lanugine setosa intorno
Immagino sublime
E godere dei fremiti
Reconditi della pelle
Esposta ai baci
 
Irresistibile
Lusinga.
 
Finalmente poter
Inondarti di
Ogni desiderio
Riconquistando l'
Eliso perduto.
 

'fanculo i cani.

In un momento di buonismo, andai al canile, proprio un canile, quello della Maristella, a cercare un derelitto da portare a casa a riempire quel buco che mi si stava aprendo dentro, lentamente ma, inesorabilmente. Pareva un "girone" dantesco in cui i dannati, qui i cani, stavano immersi nella merda. Lei, povera donna, pensava di fare e faceva il massimo, date le circostanze. Comunque, tra le decine di animali, di tutte le età, colore e dimensioni che si aggiravano nel recinto comune, molti erano i cuccioli e quando entrai, si precipitarono ai miei piedi scodinzolando e uggiolando festosi. Poi capii il perché: i visitatori portavano sempre qualche leccornia alimentare per loro. Scelsi quello che mi pisciò sulle scarpe. Ho sempre avuto riverenza per quelli che me l'hanno fatto nella vita. Naturalmente nero, li ho avuti sempre di quel colore, orecchie lunghe cadenti, occhi tristi e lacrimosi: un incrocio cooperativo di bracco-segugio-bassotto, di sperabile taglia non grande. Quando feci per prenderlo, si buttò sulla schiena e continuò a pisciare, smodatamente. Sembrava ridesse. A casa, bagno caldo. Disperato si arrampicava sui bordi della tinozza, che non gli facevo superare e guardandomi pareva chiedermi e chiedersi : ma, allora, non mi vuoi bene. Avvolto in spugna e massaggiato a dovere, si ricredette e cercò di leccarmi il viso, più volte. Intanto, come da quando l'avevo preso, scorrevo mentalmente una serie di nomi, da affibbiargli, meritatamente, se possibile. Cominciai coi soliti: Bobi, Black, Ringo ma, sapevo già che non mi piacevano e ritornavo sempre a quello che avrei voluto mettere al mio cane in odisseica memoria ma, guardandolo, non mi parve il caso. Allora, anche se mi stanno sulle scatole certi fumetti francesi, per via del protagonista ammazzaromani ma, nonostante ciò, li trovo divertentissimi, decisi per Asterix.

La pace dei sensi

Nel tuo corpo eburneo
profumato di essenze gentili
come la seta morbido glabro
trovare l’ansa l’approdo calmo
al mio peregrinare irrisolto
è sensuale pace dei sensi.

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