Scritto da © Anser - Mer, 12/01/2011 - 23:53
Ninna oh, ninna oh, il mio bimbo a chi lo do...
La stanza era buia. Solo il monitor del computer la riempiva d’un azzurro metallico, innaturale. Nel silenzio si sentivano le dita che violentavano la tastiera, i “clic” di plastica erano l’unico suono. Lei stava seduta alla scrivania, gli occhi fissi sul video. Le pupille nere, dilatate erano circondate da un’iride di un colore chiaro, slavato, spento.
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Scritto da © Anser - Mer, 12/01/2011 - 15:53
Torneranno i figli a vederci morire, come cose posate
Vediamo nascere i figli
con lo stupore di dio sul volto.
Loro, a viaggiare i mari
[rami a tracciare segni]
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Scritto da © Anser - Gio, 06/01/2011 - 12:47
Io sono poca cosa, come ramo a cercare luce (e tu, se vuoi, sussurrami piano il mio nome)
Io sono poca cosa. Come un ramo
proteso a ricercare luce
[memoria d’acqua tra foglie e pioggia]
con rapidi sorrisi e smentite parole
appoggiate a grovigli di spine.
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Scritto da © Anser - Mer, 05/01/2011 - 23:48
Si muovono i fianchi ad ogni colpo d'amore - Ballata per ogni inutile batticuore -
Trasformare orrore in pianto,
spezzare il cielo a guardare
frazioni di nubi
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Scritto da © Anser - Mar, 04/01/2011 - 23:38
Il nuovo pontefice aveva preso il nome di Pietro II
Joseph Ratzinger era morto una settimana prima.
Il nuovo Pontefice, che aveva preso il nome di Pietro II, era seduto dietro la scrivania papale, intento a scrivere, quando entrò il suo segretario.
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Scritto da © Anser - Mar, 04/01/2011 - 15:34
Non complicare troppo le cose con queste variabili di cuore
«Non complicare troppo le cose
con queste variabili di cuore»
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Scritto da © Anser - Lun, 03/01/2011 - 23:25
Sono figlio del vento, di quella luna che batte nel cielo
Sono figlio del vento
[che soffia a graffi salati],
di quella luna che batte
ogni strada di cielo. Che risate
quando dite, [voi vagabondi di terra],
di possedere gli uncini
d’ogni mio sorriso.
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Scritto da © Anser - Dom, 07/03/2010 - 17:51
La porta si chiude e i passi vanno via (per l'8 marzo)
Una ragazza, a Torino, si è scoperto circa un anno fa, è stata segregata da suo padre in una stanza e violentata per ventiquattro anni. Io vorrei dedicarle queste parole, e dedicarle a tutte le donne che subiscono, quotidianamente, violenza da parte degli uomini. Sette milioni di atti di violenza, ogni anno, nelle mura domestiche, che raramente vengono denunciati. Vorrei che ogni uomo riflettesse su questo, prima di regalare, per l'otto marzo, il solito stupido mazzo di mimose.
Buio.
Solo in passi nel buio.
Pesanti. Trascinati.
Orrore.
Odore che spezza il naso
e la porta che si apre
violenta.
Un lampo di luce
e si intravede il cielo
da una finestra.
Buio. Ancora buio.
Un respiro affannato, bestiale
come un rantolo.
Un vomito, un dolore.
Mani che aprono le gambe
che accarezzano viscide,
sporche, come alghe marce,
come insulto e sputo.
Buio. Occhi che vedono il buio
Null’altro. Nessun confine.
Mani nel tuo sesso,
che frugano, senzà pietà.
Mani sui seni, sul volto,
sui fianchi.
Mani sull’anima
che succhiano
stritolano
sporcano.
Qualcosa entra dentro
e lo senti. Non hai grida.
Non hai dolori, non hai nulla.
Solo il buio e quel respiro
da macellaio sulla tua bocca.
Ti lasci frugare inerte.
Poi la risata. La solita risata.
E qualcosa d’appiccicoso sul ventre.
Nel buio. Che ti copre.
Ti protegge. Ti salva.
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Scritto da © Anser - Mer, 27/01/2010 - 09:42
Mauthausen hotel (e il caporale Adolfo balla con la morte un tango argentino)
Piange
la pianura
scavata dai graffi della shoa
carne che si scioglie
come neve di sangue
sopra uncini d’ametista.
Cielo immobile
paralizzato, inebetito
dove l’aquila non osa il volo
la sabbia cola come lava
corrode le pietre bruciate
tarlate da immondi insetti
cielo austriaco
striato
confuso
ucciso.
Mani aggrappate ai fili
orbite vuote
abiti a righe
non esiste il tempo
non esiste spazio
memoria
sogno
speranza.
Infinito dio accartocciato
sulla stella cucita sulla carne ferita
infinito dio
spezzato, lacerato
impotente dio lontano
silenzioso guitto
mascherato da signore.
Adonai shalom
dio del silenzio e del nulla
qui, al Mauthausen Hotel
i camini vomitano
fumo nero
nel blu cobalto del cielo
e il caporale Adolfo
balla con la morte
un tango argentino.
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Scritto da © Anser - Mar, 26/01/2010 - 16:13
Si paga sempre il pedaggio al casello (per ogni sogno, ogni moneta, per non guardare le stelle)
Anche i poeti
(si, esistono ancora
strane, goffe creature)
pagano pedaggio al casello.
Ogni sogno è monetina
raccolta per ogni pensiero
ogni sbaglio, ogni "potrei".
«L'autostrada è chiusa
non attraversa più tele di ragno»
dice il cartello appeso
da spacciatori di sogni,
sotto manganelli appuntiti
di celerini e nani da circo,
cardinali in sottana rossa,
principi d'Inghilterra
e troie di regime.
"Remember, my baby"
ogni principessa Diana paga la morte
per ogni pagliuzza d'oro,
le parole, in contromano
sono rantoli di noia.
Cosa rimane? Ditelo, (voi che sapete)
oltre il vuoto appeso
alla parabola del grande fratello.
Forse strisce di crema,
cotillons di dubbi, fondotinta,
e tette al silicone.
E la vigliaccheria -ostinata-
di chi non sa guardare
oltre il velo scuro
che nasconde l'ultima stella.
Inutile, non cercate!
I cortili non hanno
grida di bambini
ma il lezzo immondo di vite
lasciate ad aspettare.
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