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blog di Alessandro Moschini

L'intenditore

Oh esperto
che nelle divagazioni alcooliche
stenti a riconoscer l'eco
di vapori di poesia,
ti fregi d'esser
sommelier di prelibati versi.
Ma il tuo palato è più fine
col quartino che con la quartina
e ti ritrovi intento a mescer
come aceto invidia e bile
ubriacandoti di convinzione

Il mendicante d'aria

Alla fiera delle bambole di pezza
scavitolava un uomo lercio
in un baule
stringendo versi immondi
in mezzo ai denti.
Le mani tutto palmo
senza dita
di chi essere padrone
e sudditanza vuole
spazzando via
gli scomodi elementi
come a spostar ghiaino
o rossa terra
col fare di bambno

Nei rumorosi baci

Parole piovane
stringevo nel buio
e nel silenzio di creta
modellai un abbraccio
intorno ai tuoi fianchi
che mi rimanesse
attorno alle braccia
a parlarmi di te
nella tua assenza.
Ti amavo da un'ora
ma nei tuoi occhi
lessi di tutte le volte
che avrei voluto stringerti

Il Signore delle lucertole

Tu che regolare
rompi i tediosi gusci
delle mie pallide ore
e malvagiamente le mutili
lasciandomi in balia
di un'invasione di code mozzate
al confine
tra la fine e l'inizio,
placati!
Placami
e placa il mio cuore
tra i platini!
Circondato da immobili specchi

Il nodo

E' filo conduttore che non scorre
e non conduce,
non giunge a congiungere
i condotti inconsistenti
eversivamente assenti
condonati,
condottiero
di instabile pensiero.
Cruna mentale
a sfondare e trapassare
il tessuto emozionale
di una rima.
Ma ha maglie strette il verbo

La morte delle idee

Galeotta è l'iride
che insegue a piombo
il tonfo
dell'ultimo granello
cadente giù dal collo
della clessidra infame.
Resta immobile,
sgranato l'occhio
sopra la guancia rossa
irrigata da una calda lacrima
da rendere alla terra
mentre si alza
la nuvola di polvere

Nonsense

Ho ettolitri di inedia
e vino rosso
a percorrermi le vene
pompati
come snowboards impazziti
lanciati alla velocità del suono.
Violente alla mia testa
giungon le pulsazioni
a battere la tempia
e buttar giù spavalde
come Gestapo
le porte cerebrali.
Ma nelle mie soffitte

Il pasto grigio

Memorie
come patate dolci
schiacciate
sul piatto mnemonico
dalla forchetta del tempo
sono i ricordi.
Come aratro
sulla generosa e arida terra
il metallo temporale
spande la pasta
alle estremità
tracciando i suoi solchi.
Sale e dolore
si mischiano
alla morbidezza

Fine corsa

Come stuntman
controfigura
di un altro me stesso
intento a percorrer
su due ruote
la linea sottile
annaspo
in un bigongio di emozioni
e quasi cappotto.
Ma l'equilibrio tiene
sebbene flebile
anche guadagnando
di nuovo il terreno
carreggiata ignota
percorsa a tavoletta

Fiato al fiato

Fiato al fiato
eran gli intenti
materializzati
in forma di parole
ad inseguire fatti
filoni di pensiero
ormai raffermi
dentro l'aria
prostrati
come meretrici
ai piedi della notte.
Ed era fiato al fiato
giocato e soggiogato
rinchiuso nel quadrato
delle bugie

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