Sabbia negli occhi e occhi di sabbia, sabbia del tempo in un cuore lontano dalla realtà.
Le dolci lacrime della mente collassano, si dimenano in brividi raschianti che soffocano le paure.
Paura per la paura di aver paura e lampi schizzano come sangue dalle vene di un suicida che ha trovato la soluzione piu ovvia.
Lente troppo lente, le emozioni che attraversano il binario, binario della vita che si tronca in fine ma il treno passa, non si ferma a nessuna stazione dell’inconscio, passa e travolge cio che trova sui binari, passa e travolge la vertigine di un passato mai incontrato e sfiora un futuro troppo lontano per arrivarci. Lontano come le sponde del fiume che sta sotto di noi, un fiume di paura, un fiume di terrore che porta con se la piu grande sofferenza e allontana la morte che aspetta a braccia aperte il corpo inerte dell’uomo timorato e di quello che aspetta la sua fine guardando in faccia l’irrealtà della vita vera alla ricerca della porta giusta.
Porte chiuse, porte chiuse in ogni istante, porte chiuse in ogni luogo porte chiuse davanti a me. Le porte spalancate sono sempre troppo lontane, lontane come la voglia di vivere in un guscio come difettoso, un involucro scadente di carne vecchia come la speranza per un burattino di non essere scartato.
Fili, che si stendono e si contraggono, fili che ti avvolgono e che ti comandano ma le ombre restano sempre, le ombre non abbandonano nemmeno quando arrivano le complicazioni.
Complicazioni dello spazio, complicazioni nell’uscire dalle complicazioni, complicazioni nel ritrovare una vita persa e complicazioni di uscire dalla vita stessa. Ma l’uscita resta sempre sotto, troppo sotto, profondamente sotto, in un posto troppo lontano per essere raggiunto.
Ci ricorderemo di te in un immenso mare di silenzio e tutto tacque.