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Ho visto...

 

Ho visto sotto di me ammassi di carne umana
scomporsi e ricomporsi in orgiastiche forme.
Trasvolando il tempo come Icaro incanutito,
le ali ormai stanche appese ad un filo di cera,
fotografo nei miei occhi scene immutabili
che solo gli stolti credono rinnovarsi nella storia.
E’ ora che io smetta le ali ormai consunte
e incida con le unghie il tempo che mi rimane.
Schiavo della mia innata inquietudine
convivo con me stesso nonostante i sussulti
dell’anima che anela libertà ormai irraggiungibili.

(immagine da web)

Arte e Morte

 

Solo ciò che hai amato per davvero 

non ti sarà strappato 

ciò che hai amato per intero 

è la tua vera eredità

Esdra Pound







Una delle maggiori virtù dell’arte è la capacità di narrare la vita. Sentiamo spesso dire “ l’Arte è ciò che siamo”, ma se l’arte riflette e documenta la vita, dobbiamo ammettere che anche la morte è parte del suo

contenuto.



Fino al quindicesimo secolo l’arte aveva familiarità con la morte ma progressivamente e di pari passo con l'attitudine culturale generale, è stata ignorata, isolata e relegata a spazi ghettizzati.



Spesso nella storia dell’arte questa è stata è stata simbolizzata da una giovane vergine corteggiata da figure orripilanti, riecheggiando l'antico mito della giovane Proserpina/Persefone, rapita e condotta da Plutone/Ades nel suo regno sotterrano.


Il rimando al rapporto tra Eros e Tanatos è lampante, basti pensare a certi quadri di: Schiele, Eduard Munch, Hans Baldung in questi casi la morte è puntualmente rappresentata da una giovane fanciulla circuita da raccapricianti figure, e nel caso di “ La morte che abbraccia una donna” di Kate Kollwitz’” abbiamo una potente espressione di questa dicotomia . 



Fra i tanti il mio preferito è quello di Klimt dove la polarità Vita/morte è rappresentata da un intreccio di figure teneramente e calorosamente abbracciate, mentre uno scheletro in agguato veglia il loro sonno sereno. 

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Aspettandomi

Raggomitolato fuori e dentro, accucciato come un cane in un angolo con lo sguardo perso dentro me stesso, attendo indifeso che passi la tempesta. Tra gli sguardi indifferenti del mondo alieno c’è chi ancora sa leggere tra le rughe inespresse sui fogli di carta e questo mi dà la forza di resistere. Quando l’acqua avrà calmato le ansie dell’anima tornerò sulla mia nuvola e guarderò con distacco di lassù quell’ammasso informe accucciato in un angolo.
 

L’uomo in blu/ 1

Era stato difficile, ma ormai ce l’avevano fatta, lui e suo figlio, su quell’aereo diretto a Roma. Un ultimo sacrificio e quei pochi risparmi di tutta una vita di lavoro sarebbero serviti ad aprire la porta d’un futuro migliore. Almeno per quell’unico figlio.

Erano seduti l’uno accanto all’altro. Il figlio con gli occhi oltre il finestrino da oltre dieci minuti non vedeva che rioni e rioni dell’immensa capitale federale. Buenos Aires si estendeva fin oltre l’orizzonte, un’estesa metropoli decadente.

Stavano scappando da una realtà fattasi difficile, quasi insostenibile. Il padre aveva fatto contatto via internet con un antico compagno di scuola, che aveva trovato quasi per caso in una mailing list del calcio. L’amico era un dirigente delle giovanili dell’Inter. Biondo e grasso com’era da ragazzino non aveva mai dato un calcio al pallone, eppure - guardalo lì!.. - era all’Inter. L’uomo in blu lo ricordava ai bordi del campo, eternamente seduto sulla tribunetta dell’oratorio, dove lui era un astro, trottando con la sfera incollata ai piedi.

Ironia del destino, a quei tempi sognava d’indossare un giorno la magica maglietta a strisce nerazzurre, invece in nerazzurro ci s’era infilato quello lì. Biondo e grosso come una mortadella. E lui invece era finito in una fabbrica, e poi in un’altra, ed infine su un marciapiede, disoccupato. Ed era lì che aveva deciso d’imbarcarsi, e tentare di rifarsi una vita andando in America.

A Buenos Aires s’era fatto una famiglia. Aveva sposato la figlia d’un compaesano e avevano avuto un figlio. Lui faceva il barbiere, il figlio invece studiava ...e giocava al calcio. Giocava meglio di Maradona, per lui padre orgoglioso.

immagini come memoria

di Odo Tinteri

Lo sguardo in te

Al di là
dell’orizzonte mio
scenari trasparenti
bianche visioni
rimbalzano tra gli occhi
la mente opprime
ma lacrime di perla
si mutano in collane di sorrisi
se oggi stanca
di vagare sola
poso lo sguardo in te.
 

L'ombra dell'amore

 

Dai, parla,
come profuma la tua voce,
dimmi fiumi di parole
che fanno sognare.
Se mi sfiori il braccio
Si sprigiona un uragano
Nell’aria silenziosa
E ritornano versi
a lungo cercati.....
“ amore, come gode il mio cuore” .
Se non mi parli
L’ombra danza,
non vi è amore.
Non vi è nulla.
Sento il vento
Che si slancia,
L’ombra avanza.
Ci sono amori
che vivono per un minuto
O per l’eternità.
            Renato Finotti    

Sotteso lunare

Sotteso al tempo, al tempio delle cose
di sempre nei giorni dei mattini d'azzurro
assolato sulle edere sui sempreverdi
di sempre o sono i morti dalle abetaie.
Venite!!!! Venite!!! Venite!!!
Nel tempio il profeta del tempo sotteso
alla vita gemmante in risate belle e rosa,
sorsate di acque sorsate di vino,
Vengono i morti con silenti passi
non sono nulla, lettore amico nel mentre
non a caso spicca in volo un volatile.

 

attesa

Ti sono complice
in questi giorni di astinenza da me
 
Mi insegno la pazienza
mi pento e mi dolgo e sorrido
per la troppa vanità
che mi fa raccogliere cenere dal capo
per bistrarmi gli occhi di nero
 
Quando tornerai
sarò bellissima

Scherzetto o dolcetto?

sospeso nel buio soffice e soffocante
pupille dilatate per lo sforzo immane
la ricerca della luce provoca dolore
affogo lentamente nella nera bambagia

chiarore traballante come lume di candela
proietta sul muro ombre inquietanti
la nenia stridente giunge agli orecchi
l’acre odore di zolfo affoga le narici

il sabba è iniziato io ballo nonostante
la nenia mi prende, mi ammalia, mi strega
Halloween è tornato e per una notte
gli incubi e le streghe saranno padroni

non ho la forza di sottrarmi al gioco
neanche la voglia, ad essere onesti
dimentico di tutto il buio mi inghiotte
torno bambino, “scherzetto o dolcetto”?
 

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