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Il ciottolo

Il lago del sangue
dice a volte
che non ha esito
questo frastaglio
di velleitario pensare
nonostante la vita.
 
Paradosso inusitato e
sonaglio
che ti frastuona ai cristalli
di lustrata sinfonia
fin dal mattino.
 
Esondano novità
incantesimi e perdite
continui
screzi e insulti
a pigro supporre.
 
E' un gettare ciottolo
su un'acqua cheta
e vedere come butta:
cavalloni o rigoli
bottini od occasioni
rinascite
o catorci di tedio
domenicale remake
palinsesto estivo.

Emozioni

 
il pesco rosa
indossa effimeri
lievi abiti.
 
 
salva la voglia
o non sarai nessuno
a questo mondo
 
 
prega il cielo
che soffi vento di
pace ancora
 
 
il vento spoglia
dal candido velario
la cima bruna
 

recita il maltempo

su mille perché e come
in bolle senza più aria
cantano colleriche 
 le aquile sui dirupi,
hanno perso gli artigli
ruotando forsennate
le ali rotte.
senza più forze 
si lanciano a terra
sui nidi vuoti
frantumandosi.
le arpie ridacchiano
ad occhi  socchiusi
e vedono rimpicciolirsi
gli astri. 

Le mie mani.

mi soffermo a guardarle vincendo il dolore
ricordo quando bastava un cenno degli occhi
perché si muovessero agili tra colori e pennelli
mirabilmente ritmiche col plettro della chitarra
 
ora l’ingiuria della vita e degli anni vi hanno ferito
niente è più come prima, vivete di vita diversa
aliene ad ogni sollecitazione, ribelli alle consuetudini
non riconosco il vostro vagabondare distratto
 
strane prosecuzioni di arti a volte dolenti
irridete malvagie alle piccole grandi difficoltà
compagne inevitabili, benché ormai mi sia negato
persino il ricordo della vostra abilità
 
le mie mani?
 

Immagina.

Non posso immaginare
un uccello senza piume,
un fiume senza letto,
una spada senza l'ensa.
Pensa ad un mare senza onde,
le fronde senza il verde.
Perde i suoi colori l'aurora
senza il sole nascente,
la terra senza il nucleo incandescente
sarebbe morente.
Senza corpo non c'è ombra,
immagina un bambino senza sorriso,
immagina gli angeli senza paradiso,
immagina me
senza te.
 
 

Grillo Camillo direttore d'orchestra.

Musicisti:
Grillo Camillo grillo canterino professore di violino.
Rino Saltamartino al mandolino
Rosetta Cavalletta alla trombetta
Gedeone Calabrone al trombone
MariaClara la Zanzara alla chitarra
Vespa Lucia alla batteria
 
Voci:
Liala Cicala Soprano alla Scala
Pino Maggiolino Tenore sopraffino
 
Coro:
Rane e Raganelle
 
Pubblico in sala:
Flora e Fiorellino: una bimba col fratellino
 

Ode al mattone (dedicata a Marius Marenco)

Tu sei il mattone
tu sei di casa
tu sei un grande matto,
o mattone.
Se stai di faccia
sei un mattone a vista,
se sei forato
sei a vuoto:
o mattone con assegni al portatore!
Tua moglie, la mattonella,
ti aspetta ogni sera
così da fare un mattino insieme
perché siete cotti entrambi
e stai sempre sopra di lei,
o mattone a secco.
E se poi nascesse un figlio?
Lo dovreste chiamare primo mattone?
 
Ma tu sei il mattone
e con i tuoi compagni
avete dei progetti in cantiere;
saprete fare muro,
e poi disimpegnarvi in vani:
o mattoni di case chiuse!
 
E sei povero per questo,
o mattone con la mia stessa argilla
terra terra.

Stanze

[ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero,

di Flavio Emer]

 

io pensiero dilatato

a spolverare le stanze dell’oblio

sulle pareti la memoria

Hera non sa cos'è l'amore

Lei è Hera, la grande madre,
e non sa cos'è l'amore.
 
Ve lo dico io, Cidippe, sua sacerdotessa,
mentre piango i miei figli
forti e belli,
cui lei come premio diede la morte
: per la dea, il dono più grande.
 
E vi dico che lei non ama nessuno
non Zeus, suo fratello e marito,
non i suoi figli
e nemmeno i suoi amanti
mortali e immortali.
 
E quando urla di gelosia scuotendo l'Olimpo
non lo fa per l'amore ferito,
ma per lo scompiglio nel suo focolare.
 
Hera, la più vendicativa degli dei,
Hera, dagli occhi bovini,
vuole solo che l'istituzione funzioni.
Vuole che i servi apparecchino bene,
che la casa sia lustra e pulita,
e che Zeus non corra dietro ad altrui calzari ,
perché è così che dev'essere.
 
E quando ha creato bellezza,
la Via Lattea che tutti ammiriamo,
lo ha fatto per stizza,
in odio al figliastro, Eracle,
il possente.
 
Ah, mia dea,
quella melagrana che stringi in mano
non fa di te una madre.
 
Nulla sai del tremore e della tenerezza
di una mano bambina che stringe la tua.
I figli li hai fatti perché così si deve,
non per amore.
 
O non avresti ucciso Bitone e Cleobi,
la luce dei miei occhi,
il frutto dei miei lombi esausti.
 
Ah, che le mie lacrime inondino il mondo
e anneghino il perbenismo!
 
 

in potenza

quanti amori in potenza
non vissuti
per orgoglio o paura
arrotondati
per difetto o eccesso
risultati eccellenti
equazioni imperfette

scritta il 18/03/2008
 

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