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5 parole

Mi manchi tanto
amore mio
sono le uniche parole
che riesco a scrivere
non è poesia
ma solo così posso dirtelo
è un segreto
che mi devo portare nel cuore,
che nessuno può sapere...
mi manchi tanto
in ogni giorno che passa
e in ogni giorno che verrà...
 
 

Io quantistico

Lei, l'invito - nietzschiano o pindarico che fosse - a diventare ciò che si è non riusciva quasi a capirlo. C'era quel "ciò" che la lasciava perplessa. Come se si fosse un'unica cosa, una struttura coerente e coesa, una pietra dura.
Lei si sentiva piuttosto una particella delocalizzata, che di quando in quando un qualche strumento di misura costringeva in un nuovo stato, con le note conseguenze paradossali che ne derivano.
Avveniva poi in genere che lo stato in cui, per così dire, precipitava, fosse quello che più si confaceva al casuale osservatore - ansia di compiacere, direbbe semplicisticamente chi non fosse avvezzo alle teorie quantistiche.
Comunque, uscendo dalla metafora, che si sa, non regge mai ad essere tirata troppo, questo era quello che sentiva accaderle: di precipitare, a seconda dell'interlocutore, in un possibile sé, una possibile rappresentazione di se stessa, qualunque cosa si intenda con questa locuzione. Tutte ugualmente vere, s'intende, tutte autentiche, ma diverse e persino contraddittorie fra loro.
E di questa sua pluralità, di questo far dipendere la sua rappresentazione dall'altro, lei era, ma sì, diciamolo pure, orgogliosa.
 
 

Quasi il vestito adatto.

Tu chiedi del verbo carezza
la coniugazione dei fatti concessi alla pelle;
e sia una voluta,

Miele

 
Guardami e questa volta
per davvero.
Quella stella dipinta
nei miei occhi
splendida
seppur soffusa,
sei tu.

Un amore da due soldi.

due soldi, due piccole monete
scordate nella tasca
ora riapparse a raccontare
una piccola storia, finita in farsa
 
due soldi, tanto valeva
il nostro amore nato per caso
morto precoce quasi ridendo
non arrivò nemmeno all’occaso
 
due piccole monete
erano il prezzo di un giro in giostra
che non abbiamo mai fatto,
tu preferisti offrirti ad un altro
 
il sole morì che era mezzogiorno
 

Gli occhiali a specchio

Tom Smith era un ex ispettore di polizia, di un comune commissariato della città, collocato a riposo anticipatamente per i suoi gravi problemi di salute, dovuti alle molte sigarette fumate ogni giorno e che avevano finito per impedirgli di respirare agevolmente. Così si era trasformato in "topo" d'archivi giudiziari, ai quali aveva non ufficiale accesso, grazie alle vecchie amicizie allacciate quando era in servizio. Cercava, per conto di scrittori di gialli, thriller e storie horror, stralci di rapporti o sentenze su fatti di sangue del passato, archiviati al termine di infruttuose indagini che furono svolte al tempo in cui avvennero oppure a seguito di sentenza passata in giudicato. Fatti cruenti da sensazione o mistero. Aveva già fornito spunti per racconti ma, a tuttora, niente di veramente eccezionale, almeno per i suoi committenti. Durante una delle sue ricerche, in una delle stanze dove conservavano i documenti più vecchi, che parevano dimenticati dalla burocrazia giudiziaria, si imbatté per caso, come pare sia di prassi nelle cose di eccezione, in un fascicolo cartaceo legato con spago grosso alla regolare cassetta dei reperti e con la indicazione dei dati salienti sulla copertina: Omicidio Sue One Saint, 23 marzo 1766; Autore sconosciuto; Indagato n.n.; Esito procedimento: archiviato. Dopo tanto tempo il fascicolo avrebbe dovuto essere distrutto ma, inspiegabilmente, era lì. Polveroso in disordine apparente, ma sul ripiano dei documenti conservati. Dette una scorsa alle prime pagine del rapporto: vittima una donna di circa quaranta anni, nubile prostituta, uccisa a coltellate, in un vicolo della zona peggiore del più tristo quartiere della città. Nessuno reclamò la salma, nessuno si presentò a testimoniare; mai trovata l'arma del delitto.

Solitario

Passi strascicati sull’assito della stanza
ti alzi e ti siedi con andirivieni isterico
spegni e accendi le luci sul tuo mondo.
Un giro di carte sancisce la solitudine,
metti in fila le ore, e i semi si confondono.
Ti butti sul letto vinto dalla spossatezza.
Chiudi gli occhi. Dormi? Sogni.
 
Dolce tepore avvolge le tue membra
carezze profumate spalancano abbracci
corri lieve, sospeso come una piuma
plani sul verde fiorito di mille colori.
Un senso di appagamento ti pervade,
improvvisi gli occhi si aprono
e spalancati scrutano avidi il buio.
 
Una lama di luce attraversa la stanza,
tra le carte sparpagliate sul comodino
Joker ti fissa con un ghigno soddisfatto.
Anche stanotte non dormirai.
Chiudi gli occhi, sogna.
 

L'opposto del tutto e del niente.

...Ma poi,
alla fine dei conti,
cos'è la felicità?...
Io
rispondo
"niente".
Tu
rispondi
"tutto".
Ecco , cos'è.
La felicità
è l'opposto del
tutto,
e quello del
niente.
 

Andare per sogni.

Solo quando mi rinfilo
i calzoni corti sogno meglio
libero dai lacci alle caviglie
da dietro alla lavagna fuggo
là nelle praterie intonse
nelle foreste di sempervirens
e nessuno può raggiungermi
sono il più veloce
degli Irochesi.
Son falco non più allodola
non valgono gli specchietti
i veli i profumi le ciglia
siediti accanto a me
stringimi la mano
e fammi sentire che
non sei di qui.
 

aranujez



ti vengo incontro
per sfuggirmi .
tiro a secco
le radici
tagliandone
le punte e pronta
soffio sulle piume ,ferme
poverelle, languono
da tempo,
è ora di darle fiato.
lo so attendi,
non hai messo in dubbio
che sarei ritornata, e
spalanchi lo sguardo
e allarghi il petto
per accogliermi.
sai del mio desiderio
di pausa.
scaldo per te
la voce del silenzio e scrollo
con te
l'ombra di una nuvola
al passaggio.
prima del viaggio eseguo
un compito scaramantico
ginocchia al petto
mi guardo i piedi
che scalzi gongolano.
 

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