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                                                   (dedicata)

Lucciole e lanterne

.
La vita fa sempre da maestra
anche quando al sobrio predilige
quello che dal basso etichettiamo
come illogiche stranezze.
 
Mischiando lucciole a lanterne
la verità a volte indossa il desiderio
storpiandoci ogni evento
da ciò che è
a quello che vorremmo.
 
Bugia impertinente
se la ride a crepapelle
occhiali menzogneri
col tramonto stampato sulla lente.
 
Fin quando poi arriva
il tempo delle aspre albore
in cui ci rendiamo conto di quanto diversa sia
la luce anche della più minuta stella
rispetto a quella della più lucente lampadina.
 
tiziana mignosa
febbraio duemiladieci
 

Mia figlia

Di Maria Luisa mi piace farvi conoscere una poesia dedicata alla figlia
                                                   
Mia figlia, bisbetica e dolce,
polemica e triste,
allegra, che canta, sopporta fatica,
che scrive poesie, che replica male,
mi colloca presso il suo cuore,
che piange e che ride,
che ancor non comprende
su quale altalena la vita la ponga,
ma spera e decide,
e sceglie e lavora, perché nel suo posto
la vita si possa condurre secondo il suo intento.
Mia figlia,malata di spazio
non solo di luoghi; di mente e di affetti,
commossa e partecipe di piccoli drammi
di insetti, uccellini, gattini, esserini
travolti da un piede, dall’acqua, da incuria
di quelli più grandi, che marciano ciechi,
decisi, lontani da simili inezie.
Mia figlia, che amo, rispetto ed ammiro,
che biasimo a volte, temendo il futuro
da me immaginato secondo il mio metro.
Mia figlia. Io sono sicura
che senza il suo affetto, la sua vicinanza
la sua volontà,(benché appena nata,
“in prova”, per forza di eventi improvvisi)
io non sarei qui. E dunque le devo
se pur parzialmente, lo stesso mio dono
di un tempo: la vita, se vita si intende
la forza, la voglia, la spinta, il respiro
che non si rifiuta al passare dei giorni,
che spera con lei di trovare speranza.

micio

Una dichiarazione d’amore, al suo gatto, da parte di Maria Luisa
 
Micio rotondo
soffice palla d’affetto,
tepore nelle notti fredde
dolci fusa sul mio cuscino
corse e giochi irruenti
al mattino
per rallegrarmi,
morbido
micio grassoccio,
vicino, affettuoso,
vivace,
patetica
pelliccia viva della mamma,
tenerezza, innocenza,
gioia di starmi accanto
mio conforto,
mio sorriso,
mia consolazione.
                                                            
                                                            Maria L. Agnisetta Prodon
 
 
                                                                        
 

Non gustammo il cielo.

Poi che verrà
il momento che non serve ai pianeti,
l’attimo di cui i mondi a farsi
altro di altre terre
più massa
più vampiri
più bellicosi
baionette delle meteore di passo
 
quando - e lo racconto con pietà di voi -
pregheremo e non abbastanza che si conservi un paese
almeno degli scuri aperti
un patio un dondolo
nessun serramanico  
 
crescere non sarà più doloroso di sapere
come nasce dalla mietitura
il nuovo seme
 
 
dirò che da acqua
non gustammo il cielo.

Ombre e rintocchi.

troppe notti quaggiù senza la luna
hanno assuefatto al buio i miei occhi
le ombre che spuntano dalla laguna
danzano lievi segnando i rintocchi
 
una mi segue sullo stesso sentiero
lesta si affianca, cammina accanto
muta compagna a te mi racconto
lenisco le doglie di ogni pensiero
 
ascolti in silenzio, adegui il tuo passo
leggero ora affronto il buio qui intorno
del cuore il ritmo tu segui dappresso
aspetto placato che si faccia giorno
 
così ogni notte invocando la luna
racconto alle ombre il mio dolore
con l’alba scompaiono nella laguna
una è rimasta accanto al mio cuore
 

Ali di miele

Nascondo pensieri e parole
sotto una coperta spessa.
 
Ma il cuore è forte,
con un retino
se li riprende avidamente.
 
Eccoli che mi insidiano,
non riesco a gestirli, non so quale scegliere.
 
Ed il più gagliardo si fa avanti
-Se tu fossi una parola non parlerei, non avrei la forza di vederti volar via-
 
Troppo tardi, è sfuggito in cielo.
Spero arrivi a te,
angelo.
 
Inviami ali di miele
per potervi
raggiungere.

sei musica

 "conduttore ti presti
mi pugni ogni senso
e pregna parto
nel vortice."

cercatori di coralli

 
I banditi sbarbati
quelli  pivelli, come me,
si spaccano di ferite lancinanti
per sentirsi vivi
e si illudono
che crescano coralli sotto gli alberi
o fragole in fondo al mare
Sudano e nemmeno godono
bevendosi l'impossibile
finchè la nube svapora
rimpicciolendo tutto
A mani rotte, si torna a bordo
 dalla stiva, sale odore stantio
di rancio e rape senza sangue
e non resta che intonare allegramente
un acustico addio
 
 
 
 

Cose Così [dalle caviglie alle ginocchia]

Qualcosa in effetti, potremmo fare, tra i ventagli d'anima delle spighe gialle, piegate al caldo della stagione aranciata, dove andranno le libellule, andremo noi a tenerci le mani sul viso e nelle mani.
 

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