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Bastano poche parole.

poche le parole d’amore rimaste sul cuscino
quando il vento dell’odio ha soffiato su di noi
portandosi via gli ultimi sussulti del cuore
 
passato il vento le ho raccolte, messe da parte
per una poesia che come bouquet sul cuscino
saluterà il tuo ritorno e sembreranno nuove
 

Sogni perduti

Sospesa a mezz'aria
come un palloncino,
sputo l'anima ogni giorno
rincorrendo sogni infilati
in corone di rosari.
Spulcio i grani ad uno ad uno
per mille e mille volte
come un mantra,
ma i sogni ormai
se ne sono andati,
perduti.
Inutile cercarli.

Al paese delle meraviglie

-Sotto l'albero d'alloro sorge il segreto d'anni perduti-
 
A destra il nocciolo, un tempo era solo un germoglio, ora s'erge con forti radici nel giardino dell'eternità.
Il gelsomino sfiorito anche se primavera, s'accinge a raccontar storie che nella sua lunga e pacata esistenza ha accumulato.
Ed ecco laggiù, il tronco cosparso da funghi che dicevamo allucinogeni, che c'avrebbero potuto portare al Paese delle Meraviglie.
Ma solo ora capisco che io al Paese delle Meraviglie c'ero già. Eri tu la mia meraviglia, il mio stupore, la mia gioia nel aprire gli occhi esclusivamente per vederti ed immergerci in luoghi senza tempo.
Amico mio, fammi volare ancora.
 
-Sotto l'albero d'alloro sorge il segreto d'anni perduti-

"Scherzo" di benvenuto

“Scherzo n.1”.
(Primo foglio del taccuino)
 
Per dirla in breve, cosa possa avere a che fare un moleskine con i Miti. E, solo per sparigliare il discorso, mi piacque aggiungere qua la maschera Pappagone, il "siamo vincoli o sparpagliati?” di sbellicante memoria.
 
Così, “Ecque qua” la nascita dello Scherzo, a mò di insensate note.
 
Si partirà da sofocle, per poi lasciarlo e riprenderlo alla fine, magari: il nostro Sofocle.
Non dovremmo qui dire che Sofocle ci ricorda la Tragedia, e con essa la sua più famosa: quell’Edipo che rappresenta e continua a rappresentare, in tutte le accezioni prese, uno dei più importanti drammi dell’uomo?
Ebbene, ciò lo soffocheremo, per non cadere in facili equivoci psicanalitici,e diremo invece cos’è la tragedia: l’uomo che si rivolge all’uomo attraverso la storia. In un rapporto vis a vis, senza la mediazione di filosofia che, dopo i Sofisti e Socrate, con Platone si indirizza a vedere lo stesso uomo nell’astrattezza delle Idee, nel primo insieme (non matematico) della collettività: la polis.
Senza la mediazione della politica, e del diritto che, con Macchiavelli ed Hobbes, seguiranno tempo dopo, sempre con visioni storicistiche ed esiziali a parer mio, senza più considerare, fino ai tempi d’oggi, l’uomo in sé, individualmente preso quale fonte cui rivolgere una vera attenzione, la prima.
Un bagliore nel recente passato: Nietzsche e la sua apparente ed indiscussa follia-discrasia.*
*(intesa come stato di caos-squilibrio)?
 
 
 

Haiku

 
 
silenzio vivo
il bianco freddo trema
un gufo vola

Altrove

Quando l'anima
mandata altrove per amore
accenna a ritornare
importuna e prepotente
sembra aver smarrito il suo posto originale.
Era leggerezza
la sua assenza.
E' acuta sofferenza
il suo ritorno.
Perciò sta nel limbo
per un poco
ed è avvilita, a tratti persa
in definitiva mutata.
E' fatica accettarla
di nuovo in sé
farsi ancora casa sua.

Met(à)a del poeta

sente male
coglie pene diverse
provenire d'oltre la siepe
percepisce il pianto d'altri
nel vento venire e di lontano
rivestitolo d'ansia col dolore
lo versa dalla proprie ciglia
ne verga mesto un lamento
al passare di amori tremori
frementi passioni fortunate
oppur contrasti ardenti
delle mani sbiancate
sfiorare fianchi
gode lui pure
scrive
echi
 

rinascita

G.Klimt - Veritas
 
 
Stipo
sottopelle
odori colori  pene
e mi riempio
allargando le maglie del tempo
Sono gravida di luce.
L' esplosione
avrà odore soave di vita
 
 
 

Rimani mio sogno

 
E giorno nuovo è venuto ancora.
Come la neve caduta a fiocchi
ha dato vita a spettacolo silente ed inusitato
della città eterna, dormiente … oh antica signora …
così nella mente mia i tuoi occhi
sanno di nuovo, di fresco … di diverso dal passato.
 
E quella neve, complice d’irruente pensiero,
a deificare il nome tuo come unica musa,
concreta certezza di onirica realtà …
Contro la ragione, a percorrere il sentiero
per districare la verità confusa …
ad appagare quel che resta d’insensata vanità.
 
Romantica neve, anche tu ingannatrice:
più nulla rimane del nome a me caro!
Sgomento, paura, che a dir non mi vergogno,
di sprecare il ricordo di quel giorno felice
come in tempesta il chiarore di un faro;
non ti perderò: rimani nel tempo, rimani mio sogno.  

La signora del banco di pesce

Per tutte le volte
che ho spento le luci,
sulle strade del paese
per tutte le volte che
un prete mi ha detto
che era ora d'andare.

Ora davanti a questo bancone
guardo gli occhi della donna di Pisa
con i capelli lunghi e lisci
con il suo sorriso fatto di miele.

Per tutte le volte
che mi hanno colpito alle spalle
per tutte le volte che ho tradito
o venduto il mio nome.

Lei, ha le mani
in quelle dei suoi figli
e somiglia a un quadro
di un pittore di strada,
ma forse
forse mi ricorda qualcuna.

Per tutte le volte
che ho cambiato un destino
per tutte le volte
che una donna mi ha detto
ti amo.

La signora del banco di pesce
mi guarda
e capisce che tutte le luci
del supermercato
sono solo illusione del paradiso
e una lacrima oscura
copre quello che illude
per me
non ci sono altre ore
dopo la notte.

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