Scritto da © fabiomartini - Ven, 08/01/2010 - 23:45
Salivo un sentiero di un monte
cosi lontano da noi
che neppure la vostra straordinaria malinconia
potrebbe immaginare mai.
cosi lontano da noi
che neppure la vostra straordinaria malinconia
potrebbe immaginare mai.
Mettevo passo dopo l'altro alla via
dal tragitto obbligato della vita
e piegavo ferro e sorreggevo colonne grandiose
come un Ercole impazzito.
Crescevo figli immergendo mani nell'acqua
domando i caldi rigurgiti
delle risposte mai arrivate dalla bocca sempre aperta
di un dio in eterna contumacia.
Spingevo sassi che galleggiavano all'olio del tempo
che di spietata incultura ci riempiva
gonfiando il ventre del tumorato che sono di dio
scegliendo l'apoteosi dell'eutanasia.
Pazzo è il gelido salmo che non parla che a se stesso
e inghiotte sogni irrealizzati
dei comuni mortali che siamo noi
e dei comuni mortali che siamo noi
si serve ogni giorno senza alcuna pietà.
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