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Collassiamo stelle

Della vanità è la fiera
l'ostinarsi nella recita
invano aprendo un frigo
fuori uso da sempre.
E'vacuità del gesto
tu che lucidi la stufa
che casa più non scalda;
tu che cucina sgrassi
che pietanza più non cuoce;
ch'è lucida follia lo sai
pulire la lavatrice
pur se guasta da due vite
le nostre. E nemmeno lo ricordi
l'ultimo lavaggio fatto.
Ma lo ripeto:non c'è nulla
per cui farmi sentire.
Ci si trovasse qualcosa
oltre la mera sopravvivenza
in queste nostre teste di legno
scolpito, sai che canzone
ne verrebbe percuotendole:
logica legnosa la loro
al pari di quella di una stella
che collassi ostinata e silente
pulsante di tronchi percossi
con monotonia da spazio profondo.
 
 
 

ritratto di Giuseppina Iannello
 #
Molto veritieri questi versi che, struggenti e belli, lamentano la mancanza di poesia nella nostra quotidianità.
 

 #
La poesia c'è sempre, pure nella nostra quotidianità, mia cara Giusy. Credo che, quel che ci manchi, è quella costanza che ci permetta di tenere sempre desta la sensibilità atta per lasciarsene pervadere e da essa guidare.
Grazie di cuore
 

ritratto di Eleonora Callegari
 #
Quella monotonia che accettiamo forse perchè in qualche modo ci rassicura perchè siamo certi di non perderla, almeno quella. Maestria consueta in questi tuoi versi. Bella la chiusa. Un caro saluto. :)
 

 #
Diciamo allora che ci si crogiola nella certezza fallace di non perderla, quella monotonia, che ci si costruisce intorno a guisa di fortilizio.
Grazie di cuore con anche a te un più che caro saluto.
 

ritratto di live4free
 #
Salvare le apparenze a qualunque costo;che poi la sostanza sia oramai esaurita poco conta.
Modalità che a volte adottiamo come sorta di difesa dal mondo [fa rabbia però, dà la nausea talvolta] eppure..
 
 

 #
... eppure è così: l'abitudine nella monotonia come rifugio per cercare di sopravvivere a sè stessi, in una sorta di metafora che, allargata, finisce percoinvolgere la società nella sua intierezza: ripiegata su se stessa, rancorosa, paurosa, che usa la tecnologia nel modo più deleterio e dunque più regressivo, tanto da potersi definire i nostri giorni come declinanti. Giusto come la curva demografica che vira verso il basso in picchiata.
Grazie di cuore
 

ritratto di Virgo
 #
"Tutto intorno crollava ma lui restò immobile, non si alzò dal divano e non posò nemmeno il bicchiere sul tavolino di fronte"... Può sembrare un passaggio di un libro ma è esattamente lo scenario che ho immaginato leggendo la poesia. L'abitudine che porta all'indifferenza, l'indifferenza che porta all'egoismo, l'egoismo che porta alla solitudine che rende insensibili a ciò che accade intorno... Ma nonostante ciò si continua, ciechi e sordi, a vivere quella sorta di esistenza minimale, quel tanto che basta per essere consapevoli di respirare ancora e ancora per un pò...
 

 #
Uno scenario senz'altro realistico, mia cara virgo: c'è qualcosa di decisamente perverso in tutto ciò. E solo una mente complessa come quella umana avrebbe potuto partorire sistuazioni simili, in cui l'individuo cessa di esistere, abbrutito nella monotonia di un'esistenza che non ha più un ieri e neppure un domani, bensì una pura e semplice sopravvivenza che è anche regressione. Una sopravvivenza in cui, pure gli agi acquisiti grazie alla tecnologia, finiscono per divenire un di più, ovvero macchine fuori uso e di per sè inutili. Anche perchè, come tu ben dici; non più funzionale all'esistenza minimale che si è instaurata nello sforzo di sopravvivere al degrado.
Grazie di cuore
 

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