Scritto da © woodenship - Ven, 03/10/2014 - 14:43
Arriveranno da altri mondi
demiurghi pietosi manipolatori astrusi
scintillanti ed enormi le astronavi
afferrandoci sull'orlo del tavolo della cucina
là dove la memoria rischiara rinsaldando legami
fraterni ci salveranno rendendo a noi i nostri debiti
così da poterli noi rimettere ai nostri debitori
intanto che si parla del più e del meno io e te
ebefreniche le pause da visioni/ le tue:
anima ritrovata tra pentola e tegame
bollire d'acqua/ borbottìo di sugo
spazi sguarniti di assenze
A poca distanza c'è il sole
la nostra rotonda sul mare casalingo
luogo d'incontro per familiari non detti
che parliamo del più e del meno/ il gesto
repentino inconsulto: formiche
resti di mangime e molliche
schifo di risulta dalla gabbia al muro
Con fulminea presa curiosa da terra
tutto ciò avevi posto sul tavolo tra me e te
le tue dita l'avevano abbandonato meccaniche
tutto ciò che credeva potersi desiderare
schizofreniche ambizioni monche
io e te che parliamo del più e del meno
rigirando per cocci/ perplesso il mio sguardo
il tuo sembra dire:"Cosa mai ci avrò visto
una vita che pure così ho avuto tra le dita?"
Impazzano formiche impaurite
tra croste e scarti ci siamo noi
sul ripiano tirato a lucido/ i volti
con briciole agli occhi e riverberi
in immagini confuse si profilano i morti
i nostri morti/ trasfigurando nei nostri profili
io e te allo specchio fratelli: nulla mai muore
in noi tutto ritorna
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