What the water gave me - A Frida Kahlo | Lingua italiana | Elisa Anastasi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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What the water gave me - A Frida Kahlo

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Come ogni notte, mentre mi immergo nell’acqua di casa mia, rinfrancandomi da tutti i tormenti, la sento scorrere sul mio corpo. Non importa ch’essa sia calda o fredda, io sento forte il suo potere su di me, il suo influsso non indifferente. Mi calma, lasciando che io le affidi i miei pensieri più reconditi.
Ed è lì dentro che mi addormento, precipitando di colpo nel sogno. Mi lascio andare attraverso di lei, in punta di piedi inizialmente, per poi affondare all’interno del mio mondo onirico e, ad occhi chiusi, intraprendo il mio sentiero evasivo. Vedo l’acqua cominciare a venarsi di rosso e scorgo del sangue fuoriuscire dal mio alluce.
A ben pensarci, è dalla mia mente che zampilla, venendo fuori, come una ferita interna lunga quanto tutto il mio corpo e stanca di restare occlusa.
E’ da lì che parte tutto, dal cervello che mi palpita, che pulsa d’amore, di passione, di arte, di armonia.
Goccia a goccia, il sangue stilla pezzi del mio animo. Quasi berrei di quell’acqua piena di me, per potermi nutrire ancora e ancora e poter subire nausee introspettive, e poter vomitare sangue, anima, idee e tormento.
Entro vestita ogni notte nella mia vasca, perché mi seduce sentire gli abiti bagnati addosso, che mi si attaccano sulla pelle, così da sentire fresca quella sensazione di un secondo strato, dal quale spogliarmi.
Togliermeli poi pian piano mentre sono dentro, vederli galleggiare, gonfiarsi delle mie visioni che attraverso il sangue giungono a quel liquido calmo ed accogliente, che è l’acqua di casa mia.
Adoro trovarci dentro, in quell’acqua, riflesso il cielo della mia immaginazione.
Vedo un’opilione camminarmi sul viso mentre i miei capelli massaggiati dalle piccole onde create dagli impercettibili movimenti da me compiuti, si aprono formando un ventaglio quasi serpeggiante, e su quella stessa acqua, poggiate su di un letto, trovo due donne nude, amanti dopo il loro appassionato amplesso.
Una corda tesa che ospita la lotta tra una zanzara ed un uomo, ed ancora un palazzo inghiottito da un vulcano.
È la natura che vuole la sua rivincita, contro questi ecomostri, è la natura che non tollera più soprusi, che pretende rispetto, comprensione, tolleranza.
Torno allora ad osservare quella corda tesa e noto che la zanzara è ora un essere gigantesco e nella sua lotta contro l’uomo, lei vince. Dietro l’uomo un verme enorme, in attesa e pronto a buttare giù quella scomoda figura bipede.
Osservo una barca a vela andare via, carica di pensieri, ma quieta nel suo incedere.
Che delirio in quest’ acqua morbida, profumata e colorata, vaneggiante e concreta, calma ed impetuosa, che contiene segreti e follie, che racchiude pazzia e voglia di vita, che mi libera l’anima, mi sorregge, mi scalda e mi rinfresca.
Mi capisce e mi ama.
 

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