Scritto da © Maria34 - Gio, 11/02/2010 - 11:40
Al quesito: Perchè scrivi? Rinaldo ha risposto:
É successo per caso, un'onda improvvisa che in quel giorno d'autunno ha riportato indietro il calendario dei miei giorni. Ricordi, dicevi, vedrai che andrà tutto bene... Io guardavo i tuoi occhi che a stento imprigionavano le lacrime. Il professore, gli esami, l'ospedale, i compagni di disavventura e poi... l'operazione.
E nuovamente quell'altro tumore che giocava a rimpiattino con il primo. Il tuo viso inespressivo, bloccato dalla paura, la mia voglia di lottare, poi la rassegnazione e il mio lento consegnarmi al destino. Come le tessere di un mosaico la mia vita rigurgitava frammenti. Immagini di momenti che formavano ore, giorni. Ne era passato di tempo da allora. Eppure, come il riflusso della marea, il ricordo di quei giorni si insinuava nella mia mente, arrendendosi. Le prime righe erano vagiti sulla pagina bianca. Poi, come in una sinfonia, gli strumenti si alzano e prendono corpo, così le righe si trasformavano in pagine e le pagine in capitoli, che aumentavano man mano che il ricordo si faceva pressante. Mentre scrivevo rivedevo il mio vissuto come da un acquario, attraverso il vetro, si osservano i pesci che nuotano. E allora il tutto diventava onirico e prendeva distanza. Gli anni scorrevano con ferrea cadenza, inesorabilmente lungo il decorso delle stagioni. La voglia di urlare si attenuava sopita. Effimero era il passare dei giorni. E, mentre la luna alternava le sue fasi nel cielo, le parole diventavano lettere su fogli bianchi e il racconto prendeva forma. Una vita che si intersecava con altre mille. Appuntavo tutti i miei trascorsi a pagine che avrebbero alimentato inutili cassetti, per poi finire, un giorno, al deposito rifiuti. Una storia come tante altre, né peggiore, né migliore, semplicemente una storia.
Rinaldo Ambrosia
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