Scritto da © Stefania Stravato - Dom, 21/04/2013 - 12:59
quanta sorte da seppellire
prima di acquietarmi il fiato l'ultimo sorso sulla tua bocca
Mi sfiancherai ancora con un presagio di luna?
Preferirei tu mi uccidessi iniettandomi in vena il dolore di un violino.
Poi basterebbe solo la certezza di un respiro che torna da lontano per rimuovere ossa di gigli
di traverso nella gola.
E attraversarti
irredimibile peccato di questa luce lenta che cade in faccia al cielo
sospesa ad un'attesa.
Tirarmi il tuo silenzio addosso
che mi spoglia.
E tra le mani lame d'acqua incendiarmi i fianchi.
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