Scritto da © Stefania Stravato - Ven, 14/09/2012 - 16:07
le spine, i giorni.
stesso destino, d'appartenenza
aprire altre vie di dolore,
insanguinare i luoghi dell'alba
così
dentro le mura di un'intera notte, i viaggi
oltremare, la schiena spinta da un tuono
nei passaggi ciechi del cielo, lasciando indietro l'aria
a stracciarsi sulle scogliere
dove il respiro è in ascolto
a ridosso dell'amore, ma le mani
perseguono il destino dei corvi, dimenticando
la sete di linfa
e sul fondo degli occhi, la bruciatura del ghiaccio.
che a guardarla a mezza luce
pare un fiore, ma se la sfiori anche solo con il pensiero
si apre ad urlo.
intanto, passa il gesto
che vuole essere carezza e fede.
com'è, come deve essere
il sacramento dato alle labbra.
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