Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mer, 18/05/2016 - 15:22
C'è tutto un mondo in quell'istante in cui il passato si ribalta sull'eco delle pagine di un libro.
Ho freddo? Non so... sin da piccolo provvedeva a questo bisogno mia madre.
Così il paziente risponde all'analista. Bisogni gestiti da altri, calati nella dimensione del vivere quotidiano.
Lui si interrogava spesso se le corse quotidiane contro il tempo, durante gli anni di lavoro erano davvero vita.
Anche negli istanti del superfluo, quando assaporava momenti ludici, c'era sempre l'ansia o meglio, l'irrequietezza, dell'istante dopo. Era un dilatare il tempo come un elastico. Correre, correre...
La proiezione di ciò che doveva fare, di ciò che andava fatto. Tentava di pettinare i pensieri, di dargli un ordine come tessere di un mosaico, anche se sapeva benissimo che avrebbe tradito quell'ordine subito dopo, negli istanti successivi.
Eppure quella era la sua vita, e gli anni gli scorrevano davanti come un panorama dal finestrino di un treno in viaggio.
C'era anche una precisa dimensione del tempo misurata nella lettura. Scivolava sulle pagine aumentando la velocità per avvicinarsi il più velocemente verso il finale.
E' vero che nella sua vita aveva passato degli attimi di contemplazione.
Erano stati rari, ma delle piccole perle, dove il tempo si fermava sulla soglia di casa, mentre lui alla finestra osservava il panorama della notte, oppure un paesaggio diurno, dove perdeva il suo sguardo nel verde dei prati, nelle chiome degli alberi. Amava le chiome degli alberi, mane aperte che carezzavano il cielo.
Poteva contarli sulle dita della mano quegli istanti, vi erano giornate dove il suo pensiero e la frenesia del “momento dopo” erano in surplace.
Quei giorni erano di una dolcezza infinita. Si sentiva in pace con il mondo, pago di una quiete anelata e mai raggiunta. Era un lasciarsi scivolare nel giorno, farsi accompagnare dagli accadimenti senza una meta precisa. Una lenta sonata al pianoforte.
Anche il sonno, in quei giorni, diventava un sonno garbato. Un solfeggio di immagini. Sogni morbidi come cuscini di piume, con storie luminose e gradevoli, che al risveglio gli lasciavano ancora degli istanti immutati di dolcezza nelle pieghe dei pensieri.
E come tanti aghi di pino, così si staccavano i giorni dal calendario, mele mature nella consapevolezza di giorni pieni, immersi da numerosi interessi, dove la curiosità appagava le sue istanze.
Era la consapevolezza di una vita ben vissuta.
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