Vorrei sentire il suono
della tua voce che scivola via sulla pelle.
A volte, i versi, sono respiri rauchi,
bustine di zucchero accartocciate,
nel gioco di acide parabole inespresse.
Tutti i tuoi giorni concorrono nell'oblio degli anni,
dentro la solitudine dei tuoi attimi,
colmi del tempo rincorso, occupato a dar significato ad una vita.
E nel fuggire la notte che i fantasmi si aggirano nelle stanze mute.
Animando il buio dei tuoi pensieri.
C'è tutto il calore di una famiglia estinta, nei ricordi di una storia,
che prende vita e si insinua negli strati del sonno.
Frammenti che il tempo rinnova come gemme a primavera.
Gemme cosparse di nebbia, tra i tuoi respiri, e bruciate dal gelo.
Mentre lenta, come il manto della notte,
l'angoscia ricopre tutti i tuoi perché.
E una lama di luce ti riporta al quotidiano.
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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