Eppure sono quelle parole, esile traccia dei tuoi momenti a fabbricare la tua storia.
Nuvole di scrittura disperse ai primi alisei. Non c'è compasso che tracci un luogo a noi appropriato, in quel nulla-e-tutto di cui disponiamo. Sì, scrivere è un concretarsi di momenti, messaggi in bottiglia, affidati a mari sconosciuti. Nuvole, ancora nuvole di pensieri.
C'è tutto un trascrivere di momenti, passaggi di anni trascorsi, metafore del nostro esistere. La parola scritta coniuga gli attimi, ripartisce periodi, sollecita l'analogia del ricordo.
Ma è l'istante, dove il tuo cuore stilla le emozioni che porta e la mano – fedele - le ordina in un senso compiuto.
Forse scrivere è un primo passo per cercare di riconoscere l'individuo che è in noi. Di dare fiato alle sue parole, ai sui slanci, ai suoi pensieri, ai suoi giochi.
Condividere questo con altri, e allora le nuvole si fanno pioggia, parole che altri leggono attingendo a questo grande pozzo sotterraneo che è il web.
Forse scrivere è respirare, un respirare pacato, preludio di tranquillità e riflessione. E' un mettersi in gioco con noi stessi, far emergere istanze di un viaggio (la vita) ricco di ostacoli e incognite.
Oppure più semplicemente un aspetto ludico, che calma i nervi come una tisana. O dannazione di pensieri che si aggrovigliano sul cuscino. Che disturbano la notte.
Parole che stordiscono, affabulano, catturano luoghi e persone. Silenzi e ardori. Fuochi interiori che brillano nelle tenebre. Il fascino della parola scritta. Un processo di esternazione, deiezione del nostro essere meteore nel nostro universo esistenziale, mentre lenta cala la sera.
E la notte si tinge di sogni.
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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