Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mer, 27/05/2015 - 22:25
C’è un lento cercare nei giorni, uno scavare nel deposito dei sentimenti per spolverare immagini: luoghi, volti, suoni ed emozioni che si perdono nella nebbia delle parole.
Il testo scorre su binari sconosciuti, verso la vita che si apre come una finestra in cerca di luce. C’è un bisogno di parola, di temperarla nello scrivere e di recuperare attraverso ad essa l’immagine di un passato, la realtà di un presente e la proiezione di un futuro.
Non c’è colpa in questo agire, non nella fame di immagini e di pensieri soggiogati al testo, al verso. Scrivere è un fuggire per ritornare nel medesimo istante al luogo di partenza. Unabattaglia contro il pensiero, contro quel sé che a volte si nega o si nasconde.
Ma dalla pagina non c’è scampo, non c’è rammarico, bensì una progressione costante, un ritornare per poi nuovamente ripartire. La parola svela, illumina, miete. E’ il filtro del nostro essere, dell’esistenza che si srotola attraverso il sedimento delle esperienze che alimentano il pensiero. Anche un semplice esercizio di scrittura abbandona il virtuosismo per immergersi nella sera, nel profondo di quell’io che poche volte si specchia alla luce del giorno.
E la corsa continua, quasi come un gioco, nell’infinito spazio del tempo e del pensiero.
Non c’è colpa in questo agire, non nella fame di immagini e di pensieri soggiogati al testo, al verso. Scrivere è un fuggire per ritornare nel medesimo istante al luogo di partenza. Unabattaglia contro il pensiero, contro quel sé che a volte si nega o si nasconde.
Ma dalla pagina non c’è scampo, non c’è rammarico, bensì una progressione costante, un ritornare per poi nuovamente ripartire. La parola svela, illumina, miete. E’ il filtro del nostro essere, dell’esistenza che si srotola attraverso il sedimento delle esperienze che alimentano il pensiero. Anche un semplice esercizio di scrittura abbandona il virtuosismo per immergersi nella sera, nel profondo di quell’io che poche volte si specchia alla luce del giorno.
E la corsa continua, quasi come un gioco, nell’infinito spazio del tempo e del pensiero.
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