Lungo lo scarto del giorno | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Lungo lo scarto del giorno

Novalesa- meridiana. Foto dell'autore
 
Era quella sensazione, come una voglia di fragola, che a volte si rinnovava. Un tuffo in un istante di serenità ovattata che apparteneva al lontano passato.
Una sensazione tipica dell’infanzia, priva di assilli e melanconie.
Un istante di sospensione. C’era tutta la leggerezza di quegli anni ancora da compiere, l’assenza delle esperienze che lentamente satureranno l’esistenza. Un software ancora da scrivere. Anche il corpo rispondeva a quella leggerezza, rannicchiato in posizione fetale sul quel divano che assorbiva il pomeriggio. Il pensiero sfumava, si abbandonava a quella pausa ad occhi aperti. Non occorreva definire che cosa era stato il percorso di una vita, la sua qualità. C’era, e ciò bastava per immergersi in quella sensazione di piena leggerezza. Ruotavano le immagini come in un caleidoscopio di giorni.
- Dai, passami la palla…
- Giochiamo a figurine?
- Facciamo una corsa in bicicletta?
Era una sensazione basata sul ricordo, priva dell’emozione. Scorreva, come i volti delle persone sedute in un tram che scorre davanti alla fermata, metafora del tempo.
E quel passeggero, quel ragazzo nello scorrere del tempo lentamente si faceva uomo.
Erano i passi che la vita imponeva necessariamente nel consumarsi delle esperienze e nella ripetizione dei giorni. Mancava l’ago della bussola, della finalità della vita, in quell’arrendersi ad una colorata e felice consunzione biologica degli anni, riempiendo la bisaccia dei giorni di interessi e azioni. Anche il camminare, nel percorrere i consueti spazi, rallentava il suo impeto sino ad acquietarsi. Restavano i sogni, alcuni uguali a quelli di ieri, altri deformati da un assurdo moto totale. Non c’era gesto nel giorno, né spazio della parola. Dissolta ogni abitudine, era un ripartire a riempire la lavagna di nuovi segni, tracciare nuovi percorsi nello stemperare delle ore. E lentamente la musica si acquietava, sino a che l’ultimo musicante, chiuso lo spartito, si allontanava con il suo strumento.
Il concerto dei giorni era terminato.
 
 
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 4122 visitatori collegati.