Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Ven, 08/05/2015 - 21:22
Sì, lo avevi detto, giù le mani dalla mia storia mentre sorridevi in punta di piedi. Ci eravamo persi nei meandri di un confuso panorama d'agosto. Ridevi correndo leggera, tra quelle labirintiche calli che fornivano l'ispirazione per gli arpeggi delle tue parole. Scrivevi nell'aria, leggera, carezzando con le tue dita la luce sottile del mattino. Raccoglievi i fogli spargi dei giorni della tua vita, in guizzo di felicità, dove sulla pagina elaboravi arabeschi colmi del suono del silenzio. E' la mia storia, dicevi, e la leggerai quando la terminerò, mentre le tue mani sfioravano le mie e i nostri sorrisi si abbracciavano.
Ma quanti capitoli scrivi? Tutta una vita, rispondevi ilare, con lo sguardo malizioso, mente la laguna osservava i nostri gesti. E, seduti a quel tavolino, scarabocchiavi, un vezzo, una frase, appuntavi una idea, in quel labirinto di segni che tracciavi sulla carta, certa che la notte avrebbe portato via i nostri pensieri.
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