La porta dietro l'armadio (terza ed ultima parte) | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La porta dietro l'armadio (terza ed ultima parte)

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                                                                                               ***

 

Il pointer (55centimetri al garrese) corre verso una siepe, annusa alcuni rifiuti abbandonati tra la melma della riva, punta un cespuglio e si immobilizza, sogna l’alzarsi in volo di un fagiano. Il fiume ha il colore denso del catrame liquido, si intuiscono già le prime ombre della notte. La città si accende di luci come un presepe. Non credi più in Gesù Bambino, vero ispettore?

Richiami con un fischio Kila, le allacci il guinzaglio e ti dirigi stanco verso la tua abitazione. La città ha perso ogni punto cardinale. Hai preparato la cena a base di pasta e cereali per il tuo cane (un panino per te è stato sufficiente) e poi sei sceso nuovamente in strada. Percorri il cuore di questa cartesiana città. Cammini, incroci rari e frettolosi passanti. La gente ama riunirsi in gruppo, sentire il calore dei propri corpi. È solo una tua sensazione, ispettore, oppure trascini il vuoto attorno a te? Senti freddo. Possibile che non ci sia una sola persona persa tra i suoi sogni e le sue paure, che cammina sulla tua stessa strada?

Ti sei acceso una sigaretta mentre pensi a come doveva sentirsi Caino. Hai sorriso. Ora lo sai, ispettore. Ne sei consapevole, come queste pietre che calpesti con i tuoi piedi, come queste finestre sbarrate, come quelle due donne che entrano in quel muro, come quel quarto di luna che ti sta sopra la testa… QUELLE DUE DONNE CHE ENTRANO IN QUEL MURO???

ACCIDENTI, ISPETTORE!!! Una scarica di adrenalina attraversa le tue sinapsi. Ecco, i tuoi sensi sono nuovamente all’erta. Di corsa, temendo un miraggio, le hai seguite. Ispettore: ti sei tuffato anche tu dentro quel muro.

 

 

                                                                                              ***

 

Il corridoio è illuminato intensamente. Frisa avanza in preda a stupore e torpore, uno stato di calma ha invaso le sue vene, i suoi muscoli. La luce pur essendo forte non è fastidiosa. Le sembra di aver fatto pochi passi, ma ha perso ogni senso di orientamento e con esso anche Anna. Ha provato a chiamarla più volte, ma le sembra come quando da bambina si perdeva nel cortile della scuola. Immersa in un fitto nebbione chiamava disperatamente le proprie compagne. Ha continuato a sognarlo per anni, quel ricordo angoscioso. La Grande Porta, il muro da cui è entrata sembra essersi dissolto, scomparso. Ovunque nubi lattiginose. Ora la luce si attenua e delinea contorni e forme. Scaffali, un labirinto di alti scaffali colmi di libri. Frisa accarezza i dorsi dei libri; in fondo, tutta la sua vita è stata attorniata da queste forme, da questi volumi. Percepisce, man mano che avanza tra questi spazi, una lieve variazione, ma è talmente impercettibile che non riesce a identificarla. Sembra che tutto ondeggi leggermente, ma potrebbe essere l’effetto di questa strana luce. Anche il corridoio tra gli scaffali sembra più stretto, anzi ci si fa fatica a girarsi; e dire che lei è proprio sottile, una briciola: una frisa.

Alcuni libri cadono ai suoi piedi, curiosa ne solleva un paio, e appoggiati gli occhiali sul viso, li sfoglia. Rivede con piacere, le illustrazioni di Alice, lo Stregatto, il Cappellaio matto, il Coniglio bianco. Interrompe la lettura, sente una massa premere contro la schiena. Si gira. Uno scaffale le sbarra il percorso. Percepisce un movimento alle sue spalle. Solleva la mano dietro il capo. La punta delle sue dita sfiorano dure copertine cartonate. Ora anche i due scaffali sui suoi fianchi le sono addosso. Frisa, sarcastica, pensa: “E dire che sinora la lettura non mi ha mai fatto del male”. Prova a spostare, a spingere lo scaffale di fronte a lei, ma questo non si muove di un millimetro. Dall’alto, come i granelli di sabbia di una clessidra, numerosi libri scivolano a terra, riempendo lo spazio tra lei e gli scaffali. Le sembra di affondare nelle sabbie mobili. Il suo corpo ora è completamente avvolto e saldamente incastrato tra i libri.

I libri, per i libri, nei libri, tutta la sua vita.

Stringe le palpebre, mette a fuoco il dorso di un volume che è al livello dei suoi occhi, legge: La Bibbia.

 

Le / è / sempre / sembrato / un po’ / violento / quel / libro.

 

 

                                                                                             ***

 

 

Anna ha urlato più volte il nome di sua zia. Si sente sola, perdutamente sola. Prosegue lungo il budello luminoso. Di tornare indietro non se ne parla nemmeno. Ha completamente perso il senso dell’orientamento. Dovunque le sue mani tocchino, percepisce una sensazione di tepore. Nebbia, tepore e aria calda.

Cammina in questo non spazio che inizia ad accennare la presenza di masse dal contorno confuso.

 

Sente pulsare potente il cuore contro le costole.

I suoi polmoni si contraggono e si espandono velocemente.

Le sue labbra sono serrate.

La gola è secca.

Si dirige con le mani protese in avanti, muovendosi come una sonnambula.

 

Le sue dita sfiorano una superficie di legno. Un grosso e antico armadio le sbarra il cammino. Automaticamente pensa: “Seicento; forse un armadio da sacrestia”. Gira attorno all’ostacolo e si ritrova in un labirinto di stili. Tavoli, sedie, divani, scrivanie e letti, sono accatastati l’uno sull’altro, in un apparente disordine. “Carlo X, William & Mary, Giorgio II, Rococò, Neoclassico preimperiale” pensa, selezionando in modo istintivo i vari pezzi. La luce, passando tra gli interstizi dei mobili, vibra leggermente. Anna cammina in questa giungla di legno ferro e stoffa. Lo spazio ora sembra lentamente serrarsi come in una morsa. Le gambe delle sedie formano un labirinto invalicabile di zanne. Un sapore salato bagna le sue labbra. Le lacrime offuscano per un istante i profili dei mobili.

Zietta, sigh, Zietta… dove sei?

Una psiche le rimanda l’immagine di un volto contratto, segnato da rughe. Anna fatica a riconoscere in quell’immagine il suo viso. La ribalta di un cassettone da “scapolo” cade sul suo polso sinistro, mentre con il ginocchio urta contro il cassetto aperto di quel mobile palladiano. Una fitta lancinante: dolore che sale dal braccio sino alla spalla. Il ginocchio che duole. Anna protegge istintivamente con la mano destra il braccio contuso. Attorno a lei una nemesi di scricchiolii. Su una catasta di mobili, il ripiano di marmo di un cassettone, è vistosamente inclinato verso il basso, e lentamente scivola. Implacabile, la forza di gravità svolge la sua funzione, centimetro su centimetro.

Anna fissa questa lingua bianca che affiora dalla catasta di mobili e inesorabile punta su di lei, mentre sente il suono della sua voce urlare:

No… Non è giusto… Aiuto! … Ziettaaaa!

Oh Madonnaaaa!!!

 

                                                                                               ***

Il corridoio è illuminato da una luce intensa… e le due donne sono scomparse. Andiamo, ispettore, non mi dirai che te le sei perse! Ti guardi attorno stupito, consapevole di essere piombato nella peggiore delle tue veglie. Diavolo! esclami (e lo puoi ben dire!), un attimo fa distinguevi le loro ombre, avvolte da questo humus lattiginoso. Ora sono scomparse. Cammini, come sei solito fare in questa città, ma ora cammini nel nulla. Ti sembra di attraversare la matassa dello zucchero filato.

Sei fortunato come un cane in chiesa. Pensi a Kila, il tuo pointer, ora starà dormendo accucciata nel corridoio, ma la notte è ancora lunga. Si allunga a dismisura generando la fine dei tuoi sogni. Anche il sonno è soltanto più un ricordo lontano.

 

Che cosa vedi laggiù, ispettore?

 

Ti sembra una camera. Un letto matrimoniale avvolto in una luce bianca. Due corpi. Sì, due corpi nudi. Due braccia di donna sollevate verso l’alto. Un corpo femminile che si alza. Ora è in piedi davanti a te. Protende le sue mani aperte. Luisa vorrebbe abbracciarti. Indietreggi, un velo di sudore si forma sulla tua fronte, mentre lei avanza… Porti istintivamente mano alla pistola; in un attimo, e con un solo movimento, hai fatto scorrere il carrello, tolto la sicura e puntato l’arma contro lei.

 

Uno sparo. Un secondo sparo. Un terzo sparo.

 

Sul corpo di Luisa fioriscono tre piccoli crisantemi rossi. Ma le sue braccia continuano a essere rivolte in avanti, e i suoi piedi muoversi verso di te. Avanza a piccoli passi. Uno dopo l’altro, con un movimento fluido.

Scappi, ispettore, per la prima volta della tua vita, fuggi. Corri, con la carotide che pulsa, e i polmoni che ansimano, e il terrore in corpo. Corri nel nulla, nello spazio che insegue te stesso, come in un labirinto.

 

Ma cosa vedi laggiù, ispettore?

 

Ti sembra una camera. Un letto matrimoniale avvolto in una luce bianca. Due corpi. Sì, due corpi nudi. Due braccia di donna sollevate verso l’alto. Un corpo femminile che si alza.

 

Le mani di Luisa che cercano il tuo collo…

 

Un colpo. Un secondo colpo. Esplodi tutto ciò che resta del caricatore contro di lei e fuggi. … fuggi … fuggi.

 

Ma cosa vedi laggiù, ispettore?

 

Inserisci un caricatore nuovo nella piccola automatica, la rivolgi verso la tua bocca, appoggi le tue labbra sulla piccola sporgenza della canna. Senti il freddo del metallo, il gusto acre della polvere da sparo. Stringi più forte il grilletto, e un istante prima che le dita di Luisa si chiudano sul tuo collo…

 

Premi e spari!

 

                                                                                              ***

 

La tazza di tè è sul tavolino del salotto. Tota Servetti, seduta in poltrona, sta sfogliando le pagine del quotidiano. Pensa che gli articoli di questo giornale assomigliano alle conversazioni di quell’inglese… come si chiama… Clementina, Guendalina? L’amica di Frisa, insomma! Che vecchia zia, quella donna!

Oggi, la memoria proprio si rifiuta di fare il suo dovere. Ormai è abituata a questi banchi di vuoto improvvisi; è come quando manca la luce, commenta la donna, ad alta voce. Un articolo della cronaca cittadina attira la sua attenzione, le ricorda qualcosa… ma cosa?

 

 

Crollo in un quartiere del centro: un isolato da anni attende
«lavori urgenti» Rinvenute tra le macerie tre vittime
Crollo nella notte Tre vittime

 

Il Cantiere aperto troppo tardi. Il primo piano dell’edificio crolla

nella notte. Lo stabile era espropriato. Le vittime ancora sconosciute

 

 

Questa notte, gli abitanti dell’isolato San Liborio sono stati bruscamente risvegliati dal crollo del primo piano di un antico palazzo antistante alla piazzetta Antichi Minusieri. L’edificio, che sorge proprio di fronte alla vecchia sede dell’anagrafe, da anni cade in rovina. Il piano di recupero, varato e approvato dal Comune, è naufragato in una logorante azione legale (tuttora in corso) che si trascina da anni, tra una compagnia d’assicurazioni, il vecchio proprietario e il Comune medesimo.

Alle ore tre circa, il primo piano dello stabile, gravemente danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua e gelo, ha ceduto rovinando su se stesso. Il peso delle macerie ha provocato la lesione e il conseguente sfondamento del pavimento del piano terra.

 

Si è così aperta una voragine che ha portato alla luce una sottostante galleria. I Vigili del Fuoco,

prontamente accorsi, hanno provveduto a transennare l’area e alle prime opere di messa in sicurezza dello stabile. Durante i lavori di sgombero e puntellamento, sotto le macerie sono stati rinvenuti tre cadaveri. I corpi, due donne e un uomo, estratti dalle macerie, erano completamente sfigurati e l’uomo stringeva tra le mani la fotografia di una antica lapide.

Si sta provvedendo al riconoscimento delle vittime, mentre il Sostituto Procuratore della Repubblica, il dottor Mario Vietti, ha aperto una procedura d’inchiesta per accertare le cause della morte delle vittime. Il Comandante dei Vigili, il sig. Franco Rossi, ha dichiarato che entro le ore 14 l’area sarà ritenuta completamente sicura e verrà riaperta al traffico, nel mentre proseguono le opere di consolidamento dello stabile.

 

                                             FINE

 

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