Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Gio, 16/04/2015 - 18:40
Era su quel brano di Blues che la luce degli spot danzava su quella fotografia, su quella esplosione di stelle. Una galassia che avvolgeva il santuario di San Magno a Castelmagno. E la fotografia scattata da Paolo Masteghin, carezzata da lampi alternati di colore blu e di rosso, sembrava sollevarsi dal tappeto della nicchia dove era appoggiata, prendere vita e librarsi leggera come un aquilone. Anche la silouette del gatto nero dei portatovaglioli, appoggiato sui tavoli del locale osservava sornione la scena.
E la musica saliva, in una atmosfera calda, raccolta come in una alcova. Le note di Blues, nate dalla chitarra di Fabio, si diffondevano tra i tavoli e rimbalzavano sul faccione sornione di Jack Nicolson, dipinto sul muro al fondo del locale, mentre Angelo con il suo basso pettinava le onde sonore. Ma era Gabriele alla batteria, mentre con le spazzole carezzava il rullante, che la musica prendeva ritmo, serpeggiava nel locale tra il pubblico assorto. Era l'apoteosi del decibel contrito, sussurrato, dell'atmosfera morbida di un tempo passato che ritornava tra le pieghe del Delta del Mississipi.
L'immagine di Louis Armstrong, seduto di fronte allo specchio del suo camerino, interrompeva per un istante di soffiare nel bocchino della sua tromba, voltava il capo e sorrideva. A tratti, al fondo del locale, ma etereo, sfuggente, salutava con un sorriso anche Muddy Waters, che aveva deciso di riapparire nel mondo, ovunque suonassero la sua musica, per l'occasione del centenario della sua nascita. Era una apparizione fugace come un lampo, ma resa viva per la durata di quel lampo.
E alta la voce di Fabio risuonava nell'augurio: Got my mojo working.
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