Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Ven, 26/06/2015 - 22:22
L'onda è sospinta da una lieve brezza che accompagna immagini lontane, mentre il lago si deforma, si allunga, sembra quasi che respiri carezzato dal vento che dissipa e capovolge i pensieri che si infrangono a riva. Lo sciacquio è il sottofondo, il mormorio sonoro dell'esistenza di questa conca lacustre. La severa gravità delle montagne – masse imponenti che interrompono la visuale – fa da quinta, da corolla a questo insieme pulsante di vita.
Il punteggiare di tenui tratti bianchi che fanno capolino dalle montagne definisce la presenza di borgate, di insediamenti umani, mentre una coppia di germani setaccia l'acciottolato a riva in cerca di cibo. I bisogni primari muovono la vita... e quanto è breve l'esistenza. Breve come un soffio su un dente di leone.
Degli esili cipressi puntano con la loro sommità verso il cielo. Le nubi ancheggiano, già relitti di un temporale. Il vento libera e dissolve i pensieri. Anche le nuvole si arrendono a quel rumore che l'onda solleva, che si infrange sulla battigia, che segna il suo movimento. E' una musica che culla il silenzio. Un andante mosso, un movimento alternato simile ad un soffio ancestrale di un respiro di una Terra che pulsa di vita.
Poi, improvvisa nel suo declinare, la luce si attenua, fa spazio alla notte.
Nel cielo le stelle baluginano, bagnano i sogni degli uomini, e le luci delle borgate, là, sparpagliate sulle montagne, ne fanno da contrappunto.
Ma è la notte che con la sua coltre di buio e sonno cancella ogni cosa, mentre l'istante tace.
L'alba del domani è ancora da venire.
E tu non cederai, colpito dai pensieri, all'insonnia della notte.
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