Da dove arriva
lo sguardo divino
di divina impazienza
con cui tu correggi l'arco
-
tu,
freccia veloce e sicura? -
Abbi pazienza. Quaggiù
il gelso incanta
l'infernale voce di tutti noi.
Il Signore ha recato con sè
una lettera - busta bianca,
piena di denaro per corromperci -
ma qui
all'inferno
si sta meglio.
Io qui
all'inferno
ho conosciuto il fulgore
della tua Anima
appeso
alla Croce
come Cristo
sconti la tua eterna pena
d'essere eternamente nato.
Io qui
ho veduto
il tuo corpo,
lungo pioppo che non cede
ho veduto
la tua Anima,
incerta fiamma
pari a quella delle mie parole
quando devo descriverti.
Caro mio,
c'è tanta impazienza
qui
c'è tanto dolore,
tanto abuso,
abuso di potere, soprattutto.
Siamo tutti incatenati
alla porta dell'incertezza,
tutti stanchi
...tutti comunque sorridenti.
E le tue donne
si spogliano
e abusano anche loro
di ciò che è prendibile,
quaggiù. E tu
le riconosci
le ami e le odi,
a intermittenza.
E io pure.
Ho violenta dannazione addosso,
sono così
fragile, però,
che riesco solo più a guardare.
Questa carta
su cui ti scrivo
me l'ha passata nella mia cella
il secondino.
Avevo
la sindrome di Stoccolma
l'ho sedotto, il secondino,
che dire. E lui: “eccoti carta e penna
in cambio di un pompino”
Mia madre diceva: “sarà così
anche per te”
COME TUTTI NOI.
E io
credevo fosse fallita,
e io fossi un genio.
Passando poi dal manicomio all'inferno
ho veduto dov'era il mio genio:
nelle urla
nell'isteria
che mi fa l'unica pazza scrivana
della mia tana.
Ma io ti chiedo:
amore mio,
che ne sarà di me,
se ti trasferiranno in un altro girone?
So che lo faranno
l'ho sentito dire.
Forse in quel momento,
anch'io cambierò girone.
È così
per tutti
in eterno.
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