Scritto da © Nievdinessuno - Sab, 18/01/2014 - 09:50
I fiori marciscono all’alba, l’imprevisto è la costante
per cui l’istinto è un abbraccio della mente
sul principe Vuoto che marcia al calare della luna,
mentre altri cercano tempo per sguazzare nell’eternità
dove brucia lo sterno infetto,
si accavalla una ferita smarrita con cura dai sogni.
Il vessillo crolla davanti all’uscio di casa,
e sono i viali della speranza, si allontanano
dal campo sferzato, la fretta li deforma
come un cappio che allenta prima dell’esecuzione.
Poi tace il senno, là rimane una vocale storna,
la campanella compiace un addome più logoro della voce,
addolcisce nel fragore di una vendemmia delle carni,
e sono catene in quella terra che fu impareggiabile.
La rovina degli arti s’increspa sul rimbombo della sera,
si aggrovigliano sentenze, è il tribunale della fine.
per cui l’istinto è un abbraccio della mente
sul principe Vuoto che marcia al calare della luna,
mentre altri cercano tempo per sguazzare nell’eternità
dove brucia lo sterno infetto,
si accavalla una ferita smarrita con cura dai sogni.
Il vessillo crolla davanti all’uscio di casa,
e sono i viali della speranza, si allontanano
dal campo sferzato, la fretta li deforma
come un cappio che allenta prima dell’esecuzione.
Poi tace il senno, là rimane una vocale storna,
la campanella compiace un addome più logoro della voce,
addolcisce nel fragore di una vendemmia delle carni,
e sono catene in quella terra che fu impareggiabile.
La rovina degli arti s’increspa sul rimbombo della sera,
si aggrovigliano sentenze, è il tribunale della fine.
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