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Nel villaggio

<C'eravamo tutti, Emile, nel piccolo villaggio, lo giuro. Mancava niente e nessuno. C'era il disegnatore: il principale di bottega, con qualche tirocinante, il suonatore, i vecchi, i guitti con la voce che curavano al chiuso per farla poi uscire dalla gola con sibili come le bombe che t'arrivano in testa e non sai da dove, il pessimista cosmico e aveva un mucchio di ragioni, la mannequin disperata, le ragazzine tra il rifiorito e lo sfiorito te le raccomando quelle, gli impotenti maschi e femmine, i transgenetici, gli snuvolati, il farmacista, chi manca? - ah, quelli che si mandava via e ritornavano lo stesso scoglionati, al paese - i solipsisti, gli acidi, e, sopra di tutti, per forza il brigadiere.

Quel che mi fa specie è che mancavano i fabbri, i falegnami, i muratori, gli idraulici, i geometri, i coraggiosi, i ricattatori, gli usurai, i misantropi, i campi, i bambini. E come, per chi le costruivamo le case, le strade?

Un'altra cosa c'era: tranne in alcune evenienze veramente sporadiche, molto riserbo e dignità tra tutta quella gente. Pareva che la parte peggiore di se stessi l'avessero lasciata dietro un paravento, nonostante tutto a casa.

Emile, Emile, e i sapientoni, i nostalgici che sputano ancora sentenze sul virtuale! Che si chiedono perché no i giovani! Ma lasciatelo andare dico io, lasciatelo venire avanti!>

 

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