Scritto da © MG - Mer, 12/05/2021 - 19:22
Quando fra schegge di stelle risuonano campane d’aurora
mi desto nel gomitolo di lenzuola del primo raggio,
c’è un velo di nebbia nel cielo dei desideri,
noi in un cantiere d’amore come in ogni alba
figli d’un destino errante dalla pronuncia naif,
palme sorridenti s’un isola in un deserto scritto.
mi desto nel gomitolo di lenzuola del primo raggio,
c’è un velo di nebbia nel cielo dei desideri,
noi in un cantiere d’amore come in ogni alba
figli d’un destino errante dalla pronuncia naif,
palme sorridenti s’un isola in un deserto scritto.
Ecco che trionfa l’azzurro, balena come una domanda
in un’acqua di gioia, ognuno lieto del proprio destino
vivida ancora l’emozione delle carezze notturne
esulì in un verde canneto nel lago di fango predisposto
come i cantori di meraviglie universali,
io della tua nella dolce ebbrezza di starti accanto.
in un’acqua di gioia, ognuno lieto del proprio destino
vivida ancora l’emozione delle carezze notturne
esulì in un verde canneto nel lago di fango predisposto
come i cantori di meraviglie universali,
io della tua nella dolce ebbrezza di starti accanto.
E’ un armonico concerto d’idee che si staglia
nel sorriso cangiante del sole, io perso nei tuoi canti di voce,
la musica sottile della tua anima espressa in drappi
nell’immobile fiamma della calma del cielo
solo tu la rosa più profumata del bosco
allietato persino da dolci effluvi di pruni e ginestre.
nel sorriso cangiante del sole, io perso nei tuoi canti di voce,
la musica sottile della tua anima espressa in drappi
nell’immobile fiamma della calma del cielo
solo tu la rosa più profumata del bosco
allietato persino da dolci effluvi di pruni e ginestre.
Tu mi piaci perchè ogni dolce pensiero è sotteso,
sgorga ripido come un ruscello tra i sassi dell’impazienza
e viene a valle in una possibilità che si fa mare
in cui nuotare come una benedizione, acqua di tedio franta
dalla prima volta che incrociai i tuoi occhi in quella casa
dove soffiammo insieme sulla brina dei vetri, in un’idea di libertà.
sgorga ripido come un ruscello tra i sassi dell’impazienza
e viene a valle in una possibilità che si fa mare
in cui nuotare come una benedizione, acqua di tedio franta
dalla prima volta che incrociai i tuoi occhi in quella casa
dove soffiammo insieme sulla brina dei vetri, in un’idea di libertà.
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