Scritto da © Max - Lun, 15/04/2013 - 16:14
Edifici di parole
sembrano chiedere
di scrutare gli spazi
e tormentare le pause,
sono alte menzogne
che allignano la sera
nella serietà d’un racconto.
Infondono linfa e sensi
negli aridi sassi
del colore della calce,
amano lo splendore
degli ori e dei rossi
sotto il sole paziente,
sono aquiloni di mare,
merce rubata ai sensi
che si corrompono tra le righe.
Non più pietre ma onde,
donne dalle labbra ciarliere,
un assemblaggio precario e mobile.
Tra concreto e astratto.
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