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Onorina Brizzi vedova Odoni

 Illuminato Odoni non guida più il furgoncino del Comune. A raccogliere ghirlande e fiori secchi o lumini consumati dinanzi alle foto di visi giovani e vecchi. Si sente stretto nello spazio della bara di povero legno chiaro da quando ha lasciato lo sterzo ed ha congiunto le mani in un’eterna preghiera.

Sì, lui non avrebbe ancora voluto , ma è stata la pia donna della moglie a prepararlo a quel modo perché almeno facesse bella figura con l’abito della festa e i radi capelli bianchi pettinati all’insù.
Ora il suo loculo è il terzo di una lunga fila nel settore A del cimitero. Sembra che l’odore fresco del cemento violenti il fetore della morte. A lui non dispiace ed almeno può pensare a sistemarsi meglio. Onorina ha scelto un loculo basso perché non sopporta di dover arrampicarsi sulla grande scala che altri usano per salire in alto ad onorare i propri morti. Ha chiesto scusa di questa sua paura all’impiegato comunale e così, senza sforzi, può cambiare l’acqua del vaso di metallo brunito e sistemare i fiori. Onorina è la moglie di Illuminato Odoni, sposa fedele e madre amorevole, contorta dagli attacchi dell’artrosi e curva quasi stia sempre genuflessa davanti all’altare. A pregare per la buonanima, per i figli, i nipoti e poi per lei stessa, degna di un esemplare spirito di vittimismo.
Marietta la vede da lontano, varcando il cancello del camposanto, e si affretta a piccoli passi per andare a salutarla. Le sarà di conforto per alleviarle il dolore poichè è rimasta da sola. I figli di Onorina vivono a Milano e vengono di rado a farle visita. L’ultima volta le si sono stretti attorno per la dipartita del povero Illuminato e hanno lasciato cadere qualche lacrima sulla bara. O ,forse, era qualche goccia di pioggia che cadeva senza che il cielo si decidesse a scaricare le nuvole gravide in attesa.
Onorina si soffia il naso in un fazzoletto di cotone ricamato a roselline e asciuga gli occhi. Almeno lì, davanti alla foto del marito, può singhiozzare perché non vuole farsi vedere in lacrime da chi la conosce. Il suo però è un dolore d’altra pasta, lei che è così sensibile alle disgrazie altrui. Marietta l’abbraccia e cerca di consolarla. Sembra che le due donnette oscillino come l’ago della bilancia del farmacista, il dottor Fonteviva, quando pesa gli ingredienti delle tisane. Perché tutte e due sono affezionate clienti.
Onorina non sa trattenersi e piange a dirotto, scuotendo il corpo magro per i singhiozzi. Balbetta qualche parola confusa e si aggrappa all’amica che si sente gli occhi rossi, anche lei sul punto di piangere. Tesse le lodi di Illuminato che, a differenza del nome di battesimo impostogli dai genitori, non ha potuto seguire a lungo la via della luce ed è morto d’infarto alla guida del furgoncino comunale. Poi Marietta chiede ad Onorina perché pianga senza freni e riesce a capire a fatica le parole sommesse, pronunciate a labbra strette.
_ Oh, Marietta,… sono addolorata e… sconfortata!
( Sembra che le manchi l’aria.)
Li vedi… su questa parete… i loculi vuoti?
( Asciuga le lacrime e strizza le dita per il dispiacere.)
Sono cinque!!
( Addita e resta col braccio scarno sospeso a mezz’aria. Si riprende poi e spalanca la bocca sdentata.)
Perché Iddio… misericordioso non completò… l’opera ,riempiendo questi spazi… che deturpano la bellezza del cimitero?

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