Scritto da © Max - Lun, 08/10/2012 - 07:11
S’era spenta la notte
e già scherniva l’alba.
Rise che fuggissi.
Gridavano gli addii,
esultavano i rancori,
spaziavano i passi.
Mentre una valigia
sobbalzava sui gradini
appena lavati immacolati.
Aggrappasti alla ringhiera
il profumo della pelle,
la ragnatela della mano
che il pulsare del sangue
voleva rubare alla luce
gli arcigni rossi furibondi,
il battito delle ali profumate
dei rami di mimosa fiorita.
Quella volta liberai gli occhi
dietro la curva del tuo corpo
che si piegava a disfare l’ombra,
mi chiedevo se la strada
potesse subire o lamentare
l’interrogativo della mente
che tutto fosse stato un vuoto
amplesso di serrate porte.
Il giorno ciondolava beffardo.
e già scherniva l’alba.
Rise che fuggissi.
Gridavano gli addii,
esultavano i rancori,
spaziavano i passi.
Mentre una valigia
sobbalzava sui gradini
appena lavati immacolati.
Aggrappasti alla ringhiera
il profumo della pelle,
la ragnatela della mano
che il pulsare del sangue
voleva rubare alla luce
gli arcigni rossi furibondi,
il battito delle ali profumate
dei rami di mimosa fiorita.
Quella volta liberai gli occhi
dietro la curva del tuo corpo
che si piegava a disfare l’ombra,
mi chiedevo se la strada
potesse subire o lamentare
l’interrogativo della mente
che tutto fosse stato un vuoto
amplesso di serrate porte.
Il giorno ciondolava beffardo.
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