Scritto da © Max - Mer, 06/03/2013 - 16:24
Ad ovest si erge l’indolenza,
un richiamo sacrificale
dei sogni dispersi all’alba,
un’opposizione del sorriso
che cercava la fuga tra le labbra,
un aiuto insicuro della vanità,
costante pretesa dei solchi ciechi
richiusi per sottile indifferenza.
C’è una nave che salpa e piega,
disegna una rotta senza orizzonte,
lascia un pontile che mi appartiene,
ignaro delle luci appese al buio.
Il nadir della mia notte è silenzioso,
un asse che non rettifica e s’inchina.
C’è una stella che ha vita breve,
s’impunta a luccicare chè io non dorma.
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