Scritto da © Max - Lun, 11/02/2013 - 15:37
Di spazi che sono persone
cerco i confini,
parlano di sé nelle dimensioni
e nelle proporzioni.
Contemplo d’istinto
i momenti della giornata,
le posture del mio corpo,
un’ombra che solfeggia
al limite di altri corpi.
Guardo la trasparenza
di quello che accade
e scorgo oltre il quadro
di un universo di visi.
Mi guardano inerti,
un confronto tra corpi
mirando la superficie
di immagini
ove distendere le membra
col manubrio della bici in mano,
a riempire lo spazio.
E’ lo sfondo neutro
della tua bellezza,
è la fatica trascorsa
a pedinare le tue orme,
a catturare aria e fuoco
nella scultura del tuo corpo.
La rete di senso indocile
subodora le nostre storie,
le esigenze più intime.
Genera un programma
di azione e di passione.
Che oggi chiameremmo,
in tempi sospetti di bramosia,
un abbordaggio di palazzi
sempre più distanti.
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