Scritto da © mario calzolaro - Dom, 21/10/2012 - 20:01
Erano volti sconosciuti quelli che incontrava
nessuno le ricordava qualcuno
[forse non li osservava neppure quei volti]
e comunque non le sarebbe piaciuto incontrare
qualcuno che la conoscesse, che lei "conoscesse".
Era il tempo del Rifiuto
e lei attraversava spazi vuoti e deserti
strade tutte uguali come dune di sabbia
ed incroci, superati i quali
altra sabbia ed altre dune
le si presentavano davanti
rendendo il suo Passo
ancor più stanco ed impacciato.
Era la stagione dell'Amarezza e della Rabbia
ed avvertiva, dentro, come se le viscere
si fossero avviluppate in un piccolo gomitolo rugginoso,
gli organi interni minuscoli frutti rinsecchiti e marcescenti
[e nella bocca l'amaro gusto della Menzogna e del Tradimento].
Una Maschera le era stata a lungo compagna di viaggio
ad una Maschera aveva confidato le sue ansie,
con lei aveva riso, pianto, progettato;
una Maschera le era stato compagno e confidente.
Con quell'uomo aveva vissuto gli ultimi sei anni.
Era stata con lui Acqua pura di fonte,
Luce nelle Oscurità avverse, Brezza lieve
e ristoratrice quando la Calura si faceva opprimente.
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Quando la Maschera cadde
non riuscì a vedere l'uomo
che sino a quel momento l'aveva indossata.
Ciò che vide fu Forma indistinta
una sagoma confusa senza sembiante, senza naso
senza occhi, senza bocca.
S'era chinata, d'istinto, a raccogliere la Maschera
che dissolveva in minute briciole,
impalpabili frammenti prima che le sue Mani la sfiorassero.
Si era allontanata, senza una parola.
E in un sol gemito fu Altrove!
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