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Perdersi

Sì parlavano di intenzione, usavano la parola come fosse uno strumento chirurgico, intenerivano sulle ferite, ma non c'era anestesia, bastava un niente a causare dolore. Parlavano della distanza, di cosa li aveva fatti perdere, di cosa cercavano per ritrovarsi, ogni tanto le loro parole prima di arrivare ai sensi, cambiavano senso, il sesso entrava per una via traversa, in qualche modo dovevano fare all'amore.
La castità dei discorsi diventava carne, perché detta vicino all'angolo della bocca, come fosse un'idea di bacio, la lingua spiegata, il sesso entrava come una teoria parallela, certo era lui che spingeva in quel doppio senso, ma lei non arretrava, così il dubbio del tradimento aleggiava di parole cortesi, di come e di quando. Facevano di parole carne, la carne la tagliavano a pezzi sottili, così che non si vedesse l'ingordigia, la fame smodata, ma il succo della carne colava dalle bocche, le parole unte erano preludio al sesso, tradivano quello che volevano preservare.
Per quello tutto diventava più complicato, ogni errore toccava un nervo scoperto, la paura di fare male faceva tremare le mani, la parola allora usciva stentata, subito si ricostruiva il decoro di discorso formale e tutto ricominciava.
Il loro destino era perdersi, prima o dopo le loro parole si sarebbero arruffate, azzuffate, diventate armi, sarebbero cadute sul freddo del patimento, avrebbero loro sì fatto sesso, avvinghiate a un peccato originale, una mela staccata dal ramo, una serpe nel seno.
Per il momento erano ancora discorsi, fatti agli angoli della bocca, come fossero idee di baci.

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