L'agnostico | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Marco valdo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'agnostico

Senza merito, non ci entrava mai, vagava nelle retrovie di una battaglia persa, però ostentava, ometteva o non ricordo che altro faceva, agnosticava teorie, questo sì, era tutto un “sì, ma...” “certo, ma forse...” quando arrivava al punto, ricominciava da capo, aveva il pallino del comando, non ragionava mai a bocce ferme, quelle sode delle fanciulle in fiore.
“Dovrei lenirmi di messaggi d'amore, dolci parole prensili, scrocchi di baci, rubati con destrezza nel sinistro andare verso la morte. Questo mi servirebbe, una cameriera tettona, un po geisha, bah, l'ho dimenticato, eppure il ricordo è ancora livido, vivo di segni bluastri stampati sulla pelle”
Col passare del tempo era diventato fatalista, lasciava cadere i discorsi, dove trovava le ragioni, che diventavano torti, per via dell'inversione a U del ritorno. Tornava sempre sui suoi passi, faceva dei larghi giri, di circolo in circolo s'acculturava, era diventato famoso nel mondo dell'acculturismo, le sue pose erano ardite, mostrava i muscoli con i più deboli e glieli spiegava, piegava la loro volontà con la forza del pensiero debole, una specie di miracolo laico che gli riusciva quasi sempre.
“Certo ne ho ben donde, tempesto di domande solo per il gusto del naufragio, affondo nei dubbi i mezzi di fortuna, gommoni che cancellano vite, infatti vado per esclusione, derelitto, sconcio, ma sopravvivo, ho un piano nobile per quando starò a mio agio, per adesso ho altri piani, alti sì, ma senza ascensore e fumo troppo, posso fare solo progetti a corto respiro, dall'oggi al domani, sempre che la notte non li sconci di bisogni erotici, due gemelle contorsioniste che mi danno il colpo di grazia dopo la terza, una collana di libri a corollario”
Spesso si perdeva nel sottile gioco dei rimandi, cincischiava, faceva a brandelli il sapere, poi li ricomponeva, rimescolava nel morbido, era la crema dell'intellighenzia moderna e passata, un colino blu elettrico che toglieva i grumi.
A vederlo non gli si dava una lira, era stonato, fuori dal coro, faceva il solista nei concerti per sordi, quando capitava nella capitale, quasi mai, non amava viaggiare, volava solo con Pindaro, compagnia aerea in disuso, per disillusi.
“Le mie traversie corrono lungo i binari dello sbaglio, era un abbaglio la luce in fondo alla galleria, un occhio di bue puntato sulla mia faccia, sto recitando una parte? Perché non il tutto, se questo è un monologo? Mah, si vede che anche l'occhio vuole la sua parte, quello del bue, lo sguardo bovino però ce l'ho anche io, potrei farne a meno, diventare autarchico”
Adesso si scopre che si era fatto da se, roba tagliata male, era un pessimo falegname, gli unici attrezzi che gli funzionavano erano le seghe mentali, che gli facevano esplodere in testa idee nate già morte, ma comunque continuava ad accettare quello che rimaneva della sua vita, per giungere ad un fine.

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