Si consuma l'ultimo quarto
di luna.
Il vecchio attore
ripete con grazia la sua parte.
Soltanto ora l'indulgenza della terra
sgorgherà come un frutto
nelle sue mani,
come una messe di parole antiche,
poi distese.
Poi si allontanerà
per l'ultimo azzardo d'inverno,
per quel sogno impalpabile
sulle labbra di una donna.
C'è un verso che lo raggiunge
ora più di altri,
perché sgorga ritorto e torbido
ingombrante come certe parole
che odiava.
Ha una sola domanda da sacrificare
alla grande sbornia della vita
ma ormai il dominio della cenere
ha chiuso tutto in un forziere.
La sua esistenza
nel vento del dolore
a respirare nella vastità del mondo,
la dolcezza dei sensi come un'onda
nel giro dei cunicoli della mente.
Così ci serviamo
della chiave della memoria
per chiudere una porta
ed un'altra aprirne.
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