Scritto da © Alexis - Ven, 02/04/2010 - 14:21
No perché, a volte, il pensiero umano è difficile da comprendere.
Tutti millantano una qualche forma di coerenza, con se stessi, con ciò che si è detto o fatto, con gli ideali che si tentano di perseguire... ma in realtà è umanamente impossibile attuare il concetto di coerenza, essa è tuttalpiù un ideale cui si aspira, come tanti dei valori assoluti assolutamente utopici, uno dei più limitanti, comunque.
Condannare il proprio essere a perseguire un sentiero in linea retta senza voltarsi mai indietro, a destra o sinistra, senza la possibilità di muovere un passo al di fuori di quel tracciato tristemente bianco, pallido ed apparentemente sicuro è la più grande prigione in cui le menti possano rinchiudersi. Favorisce l'accanimento, la chiusura e lo sviluppo di infiammazioni e pruriti che possono essere placati solo attraverso lo sfogo di una viscida e sottocutanea intolleranza, un sentimento sottile e tacito, caldeggiato ad ogni sguardo pieno di fantastica e meravigliosamente umana ipocrisia.
Quanto sarebbe bello, invece, dar sfogo alle passioni così come si presentano! Lasciarsi andare nelle fantastiche danze dell'emotività, passando dal riso al pianto senza curarsi di sembrare folli, spogliandosi di quella patina grigia e polverosa che ci rende tutti tristi omuncoli rachitici oppure obesi, patologicamente affranti, insicuri, orribilmente freudiani. Corpi emaciati ed avviliti da una psiche inventata ed esplorata dall'esterno, ma ben poco compresa nel suo intrinseco potenziale mitico.
E ci rifugiamo, ancora, in quella coerenza spoglia di virtù, in quel continuo svuotarsi, inaridirsi, spegnersi.
Io? Io preferisco vivere ai margini del mondo, folle e cosciente della mia incoerenza solida e sincera, viva, piuttosto che barricarmi dietro insonorizzate mura di piombo dove muoiono i pensieri, le parole, le arti, l'espressione... insomma, ciò che rende meraviglioso l'essere umano.
Tutti millantano una qualche forma di coerenza, con se stessi, con ciò che si è detto o fatto, con gli ideali che si tentano di perseguire... ma in realtà è umanamente impossibile attuare il concetto di coerenza, essa è tuttalpiù un ideale cui si aspira, come tanti dei valori assoluti assolutamente utopici, uno dei più limitanti, comunque.
Condannare il proprio essere a perseguire un sentiero in linea retta senza voltarsi mai indietro, a destra o sinistra, senza la possibilità di muovere un passo al di fuori di quel tracciato tristemente bianco, pallido ed apparentemente sicuro è la più grande prigione in cui le menti possano rinchiudersi. Favorisce l'accanimento, la chiusura e lo sviluppo di infiammazioni e pruriti che possono essere placati solo attraverso lo sfogo di una viscida e sottocutanea intolleranza, un sentimento sottile e tacito, caldeggiato ad ogni sguardo pieno di fantastica e meravigliosamente umana ipocrisia.
Quanto sarebbe bello, invece, dar sfogo alle passioni così come si presentano! Lasciarsi andare nelle fantastiche danze dell'emotività, passando dal riso al pianto senza curarsi di sembrare folli, spogliandosi di quella patina grigia e polverosa che ci rende tutti tristi omuncoli rachitici oppure obesi, patologicamente affranti, insicuri, orribilmente freudiani. Corpi emaciati ed avviliti da una psiche inventata ed esplorata dall'esterno, ma ben poco compresa nel suo intrinseco potenziale mitico.
E ci rifugiamo, ancora, in quella coerenza spoglia di virtù, in quel continuo svuotarsi, inaridirsi, spegnersi.
Io? Io preferisco vivere ai margini del mondo, folle e cosciente della mia incoerenza solida e sincera, viva, piuttosto che barricarmi dietro insonorizzate mura di piombo dove muoiono i pensieri, le parole, le arti, l'espressione... insomma, ciò che rende meraviglioso l'essere umano.
Alexis
02.04.2010
02.04.2010
PS: non ho sbagliato categoria, intendo arti varie perché, mentre scrivevo, mi sentivo pervasa dal clima di inizio '900, quello in cui si respirava Arte in ogni cosa e che vantava mille e più sfumature. E poi io non sono una scrittrice, fondamentalmente, né una filosofa. :)
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